La Contessa Margherita Bulckaen

La Contessa è una elegante e nobil donna dell'aristocrazia lucchese, gentile nei modi e graziosa nei gesti. Vedova da anni del noto Archeologo Amedeo Pastrozzi, ha ereditato dal marito, oltre agli innumerevoli beni, la passione per la storia e sopratutto per l'occulto. Pare infatti che il Pastrozzi, sempre in viaggio per il mondo alla ricerca di chissà quali misteri ed ha collezionato, nei lunghi anni di latitanza da Lucca, oggetti e libri di innumerevoli culture diverse. La Contessa, vuoi anche per la noiosa vita quotidiana, ha, con gli anni, approfondito sempre più la sua passione, consultando in segreto gli oggetti misteriosi che il Pastrozzi portava con se da ogni suo viaggio. Ma sopratutto Margherita è una donna sola, nobile ed annoiata, e, nella sua bontà e raffinatezza, non rifiuta mai una tazza di thè ed una chiaccherata ai nobiluomini che bussano alla sua porta.


Dal diario personale di Alexander Chesterton

La visita alla biblioteca non ha dato i risultati attesi: pensavo che riuscir ad entrare nella sala sarebbe stato decisivo ai fini della risoluzione del caso. Invece purtroppo non sono riuscito a trovar nulla che desse senso a questa strana storia. Il direttore, parlando informalmente, mi ha detto che il Pasotti aveva richiesto anch'egli l'accesso a quella parte di biblioteca che nasconde i libri più perigliosi per l'ordine della nostra città. Vi si nascondono infatti tomi proibiti che narrano storie fantastiche e inventate per lo più di esseri malvagi e diavoli d'ogni specie. Anche i volumi messi all'indice vi si trovano. Interessanti son stati i libri che si occupavano di rune, simboli strani che non ricordo bene a quale funzione assolvessero. Il simbolo trovato sul vaso, quel simbolo che cercava febbrilmente di decifrare il Pasotti e sul quale anche io smanio dal desiderio di veder a che si riferisce, è in per larghi tratti simile a quelle strane rune che ho visto in alcuni libri. Purtroppo quel simbolo non si trova da nessuna parte: questo aumenta il mistero e la mia voglia di capire perché pare tutto così oscuro e proibito.

Il direttore ha dato poi due indizi che, seppur non muovano la nostra posizione di un centimetro, possono dar il via a nuove piste: ha detto che il Pasotti aveva richiesto di accedere alla sala di consultazione dei libri proibiti e che, messo di fronte all'inevitabilità di un'attesa di qualche giorno per verificare le sue motivazioni, abbia dato in escandescenze e abbia reso necessario l'intervento del custode che l'ha allontanato. Strano che una persona di tale garbo e abituato al quieto vivere abbia avuto un tale scatto d'ira per una cosa di così poco conto: segno che già era esaurito e che il male già lo corrodeva dall'interno. Potrebbe esser stato in grado di uccidere però?
La seconda rivelazione che il direttore è stato in grado di darci è la traduzione del foglio trovato nel cadavere del povero ragazzo. Non che sia d'aiuto al momento, ma chissà in futuro.

A dir la verità mi pare che la visita in biblioteca non sia stata poi così infruttuosa come ho troppo frettolosamente scritto all'inizio delle mie memorie odierne. Consultando il registro delle ultime visite ho notato che la Contessa Margherita Bulckaen è un'abitueé della sala dei libri proibiti. Essendo padrone del mestiere ho subito avuto l'idea di andare a trovare la gentil signora. Incredibilmente pare che questa donna sappia più del Conte, del Martinelli e del Lorenzetti messi tutt'insieme. Anche il suo aspetto è molto gradevole e i suoi modi son di persona nobile e abituata a ben altri auditori. Suo marito, ormai defunto, era un esperto archeologo e lei, reclusa tra la pietra di casa sua, s'è per anni appassionata agli affari del pover'uomo. Fatto sta che conoscesse il simbolo e che l'abbia senza perplessità accostato a quelle rune che avevamo trovato sui libri nascosti in biblioteca. Ha parlato molto ma senza entrar precisamente nel merito. Ero sicuro che sapesse molto più di quello che voleva lasciar trasparire. Siccome mi avevano accompagnato anche gli amici del bordello non volevo che fossero stati loro, chissà in che modo, a impaurir la contessa. Così, fingendo di aver bisogno di coricarmi presto, e stando attento a non farmi veder dal Lorenzetti intento a far il cascamorto con la cameriera, mi recai alla casa della contessa per veder di ottener colloquio.

Di Sette ed ordini

Affezionatissimi miei lettori, il giorno dopo le oscene scoperte in quel di Barga, il gruppo dei nostri amici, non avea di certo il solito piglio. Non è certo facile parlar di frizolezze ed avere voglia di scherzare quando si straccia il velo della vita comune e si vedono certi orrori. Ma la voglia di conoscenza, di cui i nostri quattro eroi, son di sicuro provvisti, li ha portati, il giorno seguente, a seguire varie tracce per venire a capo di un intreccio che ora dopo ora sembrava sempre più ingarbugliato. Per prima cosa, pensarono bene di andare alla biblioteca statale per indagare su sacrifici e riti oscuri. Nonostante la biblioteca avesse regole ferree e, l'accesso alla sala Nottolini era regolamentato da un modulo da consegnare con un giorno di anticipo, non fù difficile, per la combriccola ricca di buone maniere e carisma, convincere il burocratico Di Stefano, direttore della biblioteca, a condedergli l'accesso ai tomi più antici e preziosi posseduti. Nell'arco di svariate ore però i quattro non trovarono niente di davvero interessante se non, nell'archivio ingressi, scoprirono che la nobile e graziosa contessa Buckler era solito consultare libri di materie occulte. Avendo il Conte conosciuto già la nobil donna, la combriccola decise (giustamente) di farle visita nella sua dimora per allietare un pomeriggio torrido di fine agosto. La contessa Margherita, annoiata dalla monotonia della vita, accolse con entusiasmo, a mio modo di vedere eccessivo, il Conte e i suoi amici, fornendo notizie interessanti sopratutto sul significato della spilletta trovata dal Martinelli. Era infatti la spilla dei facenti parte all'Ordine Stellare, una confraternita da poco traferitasi a Lucca, dove, a quanto pare, si discuteva di filosofia, storia e magia e, non meno importante, si consumavano ottime cene annaffiate da buon vino. Quel che successe nella notte non vi è ancora dato saperlo miei affezionatissimi, vi basti sapere che i quattro vennero a conoscenza di varie informazioni sulla strana setta, ma queste non son cose da raccontare così alla leggera e, se codeste informazioni dovessero cadere nelle mani sbagliate, sarei pronto a giurare che i nostri investigatori rischierebbero di passare momenti non troppo felici. Mi congedo così da voi, augurandovi buona serata in attesa di risvolti interessanti in questo caso che nasconde ancora molti angoscianti misteri.

Dal “diario personale del Conte Arduinio Di Martella Orsi

Lucca 25/08/1921 ora di cena
Proseguo delle indagini sul “caso Pasotti” o meglio sull'“omicidio Merciai”
Stamattina, ancora scosso dalla macabra e truculenta giornata i quel di Barga, mi son recato come d'abitudine dal Martinelli. Volevo scambiar opinioni su gli eventi nefasti di cui eravamo stati testimoni, ed assicurarmi che il povero Teodoro si fosse ripreso dal trauma del giorno addietro. Direi che stamani l'umore non era dei migliori. Non eravamo propriamente l'allegra combriccola che siamo di solito. Abbiam comunque tacitamente concordato di continuar ad occuparci del caso, il morboso desiderio di scoprir la verità a questo punto non può esser represso.
Dovevo considerar varie eventualità. Il Pasotti è presumibilmente uscito di senno, mosso chi sa da quale sconcertante sentimento, è il candidato principale ad esser colui che ha inferto i fendenti mortali al povero ragazzo. Credo che i Carabinieri a quest'ora lo staranno già cercando con l'accusa d'omicidio. Credo che nello stato confusionale, in si trova una persona che ha compiuto un simil gesto, non sarà difficile per le autorità rintracciarlo. Resta però il fatto che, fin al momento della sua cattura, il Pasotti potrebbe esser ovunque.
Le tetre candele rinvenute sul rudimentale altare avevano l'aria di esser ceri voluminosi, ed al momento della nostra irruzione erino praticamente terminate, tant'è che si son spente durante la nostra permanenza sul luogo del sacrificio. Quindi il latitante potrebbe aver parecchie ore di vantaggio su di noi e sui gendarmi. Nulla ci dice che sia rimasto in quel di Barga, anzi molto presumibilmente si sarà allontanato dal luogo del delitto, nella casa non vi erano indumenti o cibarie che lasciassero intender una sua dimora. Particolar che mi desta sospetto è la porta non chiusa a chiave, è si vero che è abitudine non chiuder le porte in quelle zone, però è anco vero che aveva molto da nasconder dentro la piccola abitazione.
Un ipotesi, che a mente fredda mi è sovvenuta, è che il Pasotti non abbia agito in solitaria. Le impronte fuori dalla casa ed anche al suo interno non erano decifrabili, però è indubbio che fossero più persone. Non mi è ancora dato saper se fossero soli, vittima e carnefice, o se vi fossero anche altri complici. L'omicidio compiuto, di per se potrebbe esser stato compiuto anche dal solo Ingegnere, bastava farsi accompagnar con una qualche scusa dal fido aiutante fino alla dimora e una volta drogato infierir su di lui in quell'atroce modo. É un ipotesi possibile, ma poco probabile, il corpo del giovane giaceva completamente steso e a braccia spalancate, ma sul suo corpo, o almeno per il mio occhio certo non competente per far queste considerazioni, non ho riscontrato segni di corde o quant'altro che che lo potesse immobilizzare. A questo punto mi par quasi ovvio che almeno altre tre o quattro persone fossero presenti, il che è oltremodo spaventoso. Ma la presenza di altre persone, per quanto inquietante, porterebbe un po' di chiarezza sull'altro punto che non mi è mai stato chiaro. Può una persona, per di più dotata di una mente razionale e pragmatica, compier una deriva improvvisa e si repentina verso l'occulto. Dove scaturisce questa passione per l'esoterismo, chiave di lettura da me sottovalutata in principio, che sta diventando sempre più centrale nello sviluppo di questa triste storia? Chi ha iniziato il Pasotti a queste credenze? Di sicuro è stata per la povera anima dannata una scelta sofferta, testimonianza di ciò le epistole con il Padre confessore. Tutto questo fa presagire, che la presenza ipotizzata di altri individui nella casa degli orrori, sia sempre più probabile.
Detto ciò è bene che riprenda il filo del proseguo della giornata. Dato che avevamo avuto conferma della presenza del Pasotti nella Regia Biblioteca Pubblica, nei giorni subito precedenti alla sua sparizione, vi ci siam recati nuovamente, per cercar maggiori informazioni a riguardo. Dopo una cortese conversazione con quell'usuraio del direttore, ricattati dalla promessa di una lauta donazione, siam venuti a conoscenza che il Pasotti era interessato ad acceder nella nella riservatissima sala “Corrado Orrico”. L'Ingegnere però era mal disposto nel dover aspettar i tempi canonici con cui la richiesta viene ottemperata, per di più non riusci a menzionar nessun titolo che intendeva visionare, inizio addirittura a imprecare ed inveire contro il personale. Ovviamente era in uno stato confusionale e il direttore lo fece allontanare dallo stabile. Accordato il salatissimo versamento volontario per la causa della Regia Biblioteca, ci è stato gentilmente concesso di visionare la sala Orrico senza dover perdere ulteriore prezioso tempo. Ci siamo divisi i compiti, ma poco sapevamo su quello che stavamo cercando, ed il lume di speranza che ci mandava avanti era molto flebile. Le ricerche si son protratte per l'intera mattina, e allo scadere del tempo concessoci da quella sottospecie di sanguisuga del Direttore, le nostre ricerche eran state più infruttuose del previsto. Effettivamente vi son tanti titoli riguardanti sacrifici, streghe, leggende e quant'altro possa esser in qualche modo legato al disgustoso abominio di cui eravamo testimoni, ma la nostra poca competenza nel ramo delle speculazioni di fantasia ci portavano a non saper quale direzione scegliere. Studiando approfonditamente il registro della sala di lettura, ho avuto modo di notar come la Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare, nobildonna che ho avuto spesso l'onore di incontrare in biblioteca, in quanto come me frequentatrice assidua, sia particolarmente legata a questo genere di letture. Abbiamo deciso di interpellarla sperando ci potesse esser d'aiuto.
Data la cortesia e la smisurata cultura di cui è risaputo aver dono la Contessa, nel primo pomeriggio ci siam presentati alla sua dimora. Dopo aver presentato i miei compagni alla Signora, che cortesemente ci ha invitati a sorseggiar qualcosa con lei sulla terrazza di casa, ci siam inoltrati in un interessantissima conversazione. É così venuto fuori che la Contessa è una grande appassionata di miti e di esoterismo, passione tramandatale da suo marito, che quand'era in vita solea dilettarsi in ricerche archeologiche e storiche delle epoche più disparate, ma con una particolare propensione per i miti e le leggente dell'immaginario. Mai avrei detto che l'esoterismo fosse argomento tanto comune al giorno d'oggi. Abbiam mostrato una foto della cantina e il foglietto trovato all'interno del corpo del giovane ragazzo alla Contessa, ci ha spiegato che aveva l'aria di esser un sacrificio e che il simbolo era una specie di runa, un carattere antico e maligno. Non ne sapeva l'esatto significato, ma interessatasi al caso ha dato la sua disponibilità a poter consultare sotto la sua guida i testi del defunto marito, nella speranza di trovar qualche indizio che possa sbrogliar i nostri dubbi.Fortuna ha voluto che Sandro, la cui arguzia mi stupisce sempre più, si sia ricordato della spilla trovata nella casa, una volta mostrata alla Signora abbiamo saputo che si tratta di un simbolo di una specie di setta , la confraternita stellare. É stata tanto cortese da informarci delle conoscente in suo possesso. Questa confraternita, già presente in altra città, è presente a Lucca da pochissimo tempo, ha sede nella piccola chiesa sconsacrata di via del Crocifisso, proprio a pochi passi dal paradiso di Boboli. Questa setta, secondo la Contessa è una specie di loggia, di cui però non conosce il fine. Sembra che, a differenza dei Fratelli del Grand'Oriente, essi siano si un associazione privata ma non segreta, pare che abbiano fatto aperto proselitismo da quando si son insediati nella nostra città. Risulta fondamentale a questo punto assicurarsi se il Pasotti faccia parte di questa congrega, o se fosse frequentasse alcuni di loro. Non meno importante è scoprir lo scopo di codesto gruppo di persone, che da quanto ci ha riferito la signora Contessa è composto da personaggi influenti della cerchia muraria. Saper se queste frequentazioni possano aver in qualche modo influenzato le nefaste azioni dell'Ingegnere.
Ormai era guasi giunta l'ora di cena e ci siam congedati dalla Signora. Tornando dalla sua dimora abbiamo organizzato la serata. Io e il fido Martinelli ci saremo recati nei pressi della loggia delle stelle o quel che è, per cercar informazioni in merito. Il giovine Lorenzetti invece, con la scusa di non fidarsi della nobil Donna che è la Contessa, ha deciso di presentarsi nuovamente alla sua dimora, fingendo interesse per la graziosa cameriera di casa, in modo da coglier informazioni personali sulla padrona di casa ed assicurarsi che anch'Ella non faccia parte della congrega che tanto bene conosce. Il Sandro invece s'è accomiatato per una inderogabile cena già precedentemente organizzata. Appena avrò finito di cenare, son rimasto d'accordo con Teodoro che lo passerò a prender con il calessino per far i nostri giri.

Dal “diario personale del Conte Arduinio Di Martella Orsi

Lucca 24/08/1921
Drammatica e raccapricciante svolta del caso Pasotti.
Tralascio in questi appunti i dettagli marginali della giornata, son stanco e sconvolto. Alla mia età certe visioni e situazioni non son facili da comprendere. La grande guerra e i miei lutti intimi mi han preparato al dolore, ma quello che mi son trovato difronte oggi va oltre ogni mia comprensione.
Abbiamo rintracciato con facilità la dimora vacanziera del Pasotti, una piccola casetta sperduta in un vecchio bosco di castagni poco fuori le porte della cittadina di Barga. Scorta la porta aperta, e gli evidenti segni di calpestio fuori l'uscio di casa, ci siam rincuorati credendo d'esser arrivati al capolinea del “caso Pasotti”, sarebbe bastato riportar alla ragione lo sconvolto ingegnere e riaccompagnarlo a Lucca e ai suoi lavori.
Una volta entrati il piccolo alloggio esso si rivelò deserto, o meglio così ci apparve in un primo momento.
É qui che inizia la parte sconvolgente della giornata e dell'intera vicenda. La piega presa da questo caso mi coglie impreparato. Mai avrei pensato che in vita mia mi sarei trovato testimone oculare di una simile scena. Anche il Lorenzetti, che data la sua giovine età è stato uomo di trincea durante la guerra, si è trovato sconvolto e disorientato difronte alla visione che ci s'è parata davanti agli occhi una volta perquisita la cantina del piccolo stabile.
La buon anima del Martinelli non ha retto alla vista di quello scempio disumano ed efferato, è scappato spaventato come un cane bastonato su per le scale bianco in viso e con la morte stampata negli occhi. La morte, si la morte, quella del povero Merciai. Il corpo del giovane giaceva brutalmente deturpato su di un tavolo in legno al centro dell'umida cantina. Il corpo nudo e pallido sdraiato con la faccia rivolta al soffitto, gli occhi sgranati e spaventati e una disumana smorfia di dolore. L'espressione terrorizzata del giovane ragazzo dai capelli rossi era la conferma lampante che le barbarie inferte sul suo corpo inerme fossero state compiute con una violenza inaudita prima ancora che egli fosse spirato. La minuta cassa toracica del ragazzo era sventrata dai colpi imprecisi di una lama non affilata, una profonda apertura ne mostrava l'interno. Il cuore era stato strappato dalla sua sede, al suo posto, un foglio scritto a mano, strane parole in latino e il disegno di quel simbolo. Sempre lo stesso, quello del bigliettino a casa del Pasotti, quello sul libro di Firenze. Il simbolo era ripetuto anche su un altro oggetto, un vaso, infatti lungo un lato della stanza vi era un rudimentale altare con nere candele ancora accese, segno inconfuabile che qualcuno fosse presente poco prima del nostro arrivo, che facevano da cornice a questo vaso. Vi era contenuta la reliquia mancante del Merciai, immersa nel suo stesso sangue. La visione, se è possibile, è stata ancora più nefasta di quella del corpo martoriato. Chi può compiere una azione simile, per quale motivo? Pazzia? Credo che non vi sia altra spiegazione possibile.
Nella cantina si respirava l'aria di quello che doveva esser, nell'intenzione del carnefice, la rievocazione di un rito apotropaico, una specie di donazione, un sacrificio umano. Può, la delirante mente dell'ingegnere, distrutta dai sensi di colpa per la morte del giovane muratore, aver architettato e compiuto questa efferata carneficina? Può, nelle notti infestate dagli incubi, aver rievocato in lui l'insano istinto primordiale di creder in questi riti? Che abbia cercato, disperato e impaurito, di pagar un dazio per liberar se stesso dai suoi sensi di colpa? Ma come mai allora la lettera al parroco, aveva confidato a qualcuno quello che intendeva fare? Aveva voluto lasciar una flebile traccia dietro di se nella speranza di esser fermato in tempo?
Abbiamo deciso d'abbandonar la stanza degli orrori e, dopo aver cercato di riportar alla ragione il Teodoro, ci siamo prontamente recati dai Carabinieri. Accompagnatoli sul luogo dell'omicidio abbiamo dato loro tutte le informazioni in nostro possesso per agevolar loro le indagini. Sul pavimento della casa avevo anche trovato una piccola spilla d'argento, ma nella concitazione del momento m'è rimasta in tasca e non l'ho mostrata alle guardie. Una volta sbrigate le interminabili pratiche burocratiche di rito son stati tanto gentili da riaccompagnarci a Lucca per l'ora di cena. Spero che il Pasotti venga trovato al più presto. Ho paura che possa ripeter le proprie azioni, Dio vegli su di lui e che la ragione torni a rimpossessarsi della sua mente.

Dal “diario personale del Conte Arduinio Di Martella Orsi

Lucca 23/08/1921
Aggiornamenti inaspettati sul caso Pasotti.
Giornata alquanto strana quella odierna.
Avendo ormai scientificamente provato il suicidio del Pasotti, il suddetto ha visto bene di farsi vivo. Ne son venuto a conoscenza stamani, mentre mi recavo alla stazione per quella che prevedevo un inutile, quanto gradita, gita a Firenze, la signora madre del Merciai, il disegnatore dell'Ingegnere, s'è presentata sotto la mia dimora. Era stata indirizzata da me dal Sandro, la signora mi ha informato che suo figlio era scomparso da un paio di giorni. Sosteneva, il giovine, d'aver incontrato il Pasotti, e che l'indomani sarebbe tornato a lavoro come se nulla fosse successo. Da allora non vi erano più traccie neanche del Merciai.
Data l'ora mi son congedato dalla sconvolta signora e mi son recato di gran lena alla stazione per non perder il treno per Firenze. Ovviamente il Lorenzetti a son di frequentar il Martinelli ne ha carpito le maniere, come prevedevo li ad attendermi ho trovato un biglietto di seconda classe. Firenze è sempre magnifica, e davanti ad un panino col lampredotto accompagnato da un buon bicchiere di rosso ho ragguagliato i mie i comari sull'incontro della mattina. Abbiam anche, già che eravam li, recuperato il libro del Pasotti, trovo oltremodo inutile disquisire su tale volume. Un testo in inglese su miti di streghe e altre storie di fantasia, il libro conteneva effettivamente l'immagine trovata nella nota dal'ingegnere. Dato che il Pasotti è stato visto vivo e in salute pochi giorni addietro, non vedo come questo testo possa portarci da lui. A maggior ragione considerando che tutto fa supporre ad un suo allontanamento volontario. se fosse stato importante sarebbe venuto a prenderselo e lo avrebbe con se, ma un libro di fate e streghe non vedo che importanza possa avere, se non per far coricar la sera i bambini.
Tornati a Lucca nel primo meriggio, e dato che il caso è purtroppo nuovamente non concluso, mi son deciso a tornar a casa dello scomparso, ero sicuro che con un po' di calma e senza gli altri intorno sarei riuscito a trovar qualche indizio che mi era sfuggito prima.Naturalmente grazie al mio fiuto da segugio son riuscito a scoprir qualcosa, se pur poco. Prima di tutto i vicini non aveva avuto sentori di colluttazioni, quindi si avvalora la tesi di una sortita volontaria. Sortita si volontaria ma non premeditata ed organizzata, in quanto analizzando con maggior cura la casa ho notato che ben pochi indumenti erin stati portati via alquanto frettolosamente. Ringraziando il fato e il fiuto, il tampone di carta assorbente dello scrittoio dello studio era stato sostituito di recente,ho avuto così il modo di scorger, seppur frammentate e poco chiare, alcune delle ultime parole scritte dal' Ingegnere. Le uniche, con una qualche rilevanza per il proseguo son state “caro Padre”. Per ultimo mi son concentrato su un elemento, che già alla prima ispezione, aveva destato la mia attenzione. Quale motivo ha un ingegnere di tener un dizionario di Latino sulla comodina? Sfogliandolo accuratamente mi son imbattuto in qualche parola cerchiata con la matita “sigillum” e “infranctum”. Strane parole, soprattutto per un uomo di scienza come il Pasotti.
Le parole in latino, il libro di streghe, le visioni ricorrenti, credo proprio che la sanità mentale del povero latitante sia andata a farsi benedire. Non mi stupisce che si sia reso irrintracciabile. Non contento di tutto ciò mi son recato alla chiesa più vicina, sperando che il Pasotti, timorato di Dio, frequentasse la parrocchia e che il Padre della lettera fosse il suo confessore. Per mia fortuna il Padre in questione era quello da me preventivato, e anche se con un po' di reticenza, dovuta anco al segreto della santa confessione, mi ha fornito poche ma essenziali informazioni. Il Pasotti era effettivamente alterato negli ultimi periodi ed aveva manifestato al sacerdote l'intenzione di prendersi un periodo di pausa lontano da tutto e da tutti. Sull'esatta ubicazione dell'eremo in questione l'omertà del Padre è stata esemplare, limitandosi alla sola informazione che s'era ritirato nei luoghi dove soleva passar le estati con la moglie nei tempi andati.
Per nulla scoraggiato dalla scarsità di informazioni reperite, mi son prontamente recato per l'ennesima volta alla dimora del presunto eremita, mi son messo alla caccia di qualcosa che mi potesse esser d'aiuto. Ma poche foto e cartoline ornavano la casa e non ho trovato segno di villeggiature familiari trai ricordi di famiglia, praticamente assenti anche lettere e corrispondenze epistolari, sembra che l'uomo fosse molto solitario e riservato.
Ho trovato un unica flebile traccia in una lettera ricevuta da una zia per padre del fuggitivo, l'indirizzo del mittente era via dei Fossi 37. La lettera era decisamente datata e la speranza che la signora non avesse cambiato residenza, e il timore che data la presumibile età avanzata fosse venuta a mancare, non mi facevan sperar in nulla di buono. Il fato ha voluto accompagnarmi anche stavolta, infatti, nei pressi della dimora della zia del Pasotti, ho incontrato il Sandro. Anche lui tramite i suoi metodi si era impossessato dell'indirizzo tramite l'ufficio anagrafico e questo lasciava supporre che la signora fosse ancora in vita. Tralascio l'incontro con la signora, non vorrei esser irriguardoso nei confronti di una signora della sua età, mi basta ricordar che la gentile vecchietta è comunque riuscita in qualche modo ad indicarci che suo nipote aveva una propietà in una non meglio precisata località “su'monti”, con cui soleva passar le estati con la sua signora.
A questo punto il gioco era fatto, ci siam recati lestamente presso gli uffici comunali, dove, nonostante l'orario di non apertura al pubblico, grazie alle conoscenze del Sandro, abbiam avuto accesso all'estratto delle proprietà del Ingegnere. Barga, era li che dovevamo recarci, li il Pasotti possiede una piccola proprietà immersa nel verde. La sera, dopo aver ragguagliato i nostri compagni di ventura, ci siam accordati sul viaggio in quel di Barga da compiere l'indomani mattina. Il Lorenzetti ha insistito per far visita al Parroco del Pasotti, crede che la sua reticenza copra qualche importante informazione sul caso, non invidio nulla l'uomo di Dio, il Lorenzetti sembra un ragazzo determinato e dai modi schietti, oltre che con uno spiccato sentimento di anticlericalismo avanguardista, spero che non maltratti troppo il Prete per raggiunger i suoi scopi.

Diario personale di Martinelli

Dopo quanto visto questa notte non so se c'è la faro a continuare!
vedere quel corpo ridotto in quel modo mi a sconvolto, non pensavo che fare l'investigatore ti portasse a tanto ,pensavo fosse facile come come quando andai a roma che aiutai quell'investigatore , tale Franco Lomonaco , a pedinare e interrogare persone.
Spero domattina di alzarmi e scoprire che era solo un sogno (anche se so che non sara cosi) di trovare il disegnatore e ll'ingegnere e tornare a lucca all mia normale vita da direttore di bordello.

Il foglietto

Al posto del cuore all'interno del torace c'era un foglietto con parole latine e disegnato lo strano simbolo che, in principio parve al Conte disegnato solo in parte, ma sucessivamente era disegnato nella sua integrità... sicuramente ciò era dovuto allo stato di tensione a cui il conte si trovava...

Di incubi e di realtà

Sarà sicuramente capitato anche a voi, carissimi lettori, di fare sogni così terrorizzanti e realistici da confondersi dalla realtà e che, una volta svegli, facciate fatica a distinguere bene i due mondi. Questo è quello che debbono aver provato i nostri eroi quel mercoledì 24 agosto... ma proseguiamo con ordine: come da accordi si trovarono in piazza grande all’alba per prendere la corriera, in viaggio Pericle ebbe modo di aggiornare i suoi compari delle scoperte fatte durante la conversazione col prete. Arrivarono in piazza su a Barga verso le nove, l’aria li era più fresca e, dopo una sosta per mangiare un po’ di lamponi presi ad una bancarella, i quattro seppero farsi indirizzare per la strada che portava a casa del Pasotti. Incamminandosi, scesero prima la strada principale, allontanandosi dal centro, poi svoltarono per una piccola stradina costeggiando l’immensa tenuta Ghilardi, poi camminarono per un altro buon quarto d’ora sorpassando campi e boschetti finché, in mezzo ai castagni, videro una quella piccola casa in pietra piuttosto malandata, era la casa che, fino alla morte della moglie avvenuta diversi anni fa, aveva vissuto periodi felici. Ma torniamo ad i nostri intrepidi investigatori … Le finestre erano tutte sprangate e i quattro entrarono trovando la porta socchiusa. L’interno era arredato con vecchi mobili e i quattro guardandosi in giro, una volta fatta luce, a parte una spilletta incastrata tra due assi nel pavimento non trovarono nulla di interessante, e del Pasotti neanche l’ombra! I quattro poi si concentrarono sulla vecchia e marcia porta che portava allo scantinato che era stata chiusa a chiave: non fu difficile per il forte Pericle sfondarla con qualche spallata ben assestata. L’aria fu subito pervasa da un odore penetrante dolciastro e nauseabondo… Pericle si fece forza e scese le fragili scale in legno, preparato al peggio, nel buio affievolito dalla luce dei fiammiferi fino a che arrivo a spalancare una delle finestrelle chiuse dello scantinato. Ed è qui che l’incubo si mescolo alla realtà: su di un tavolaccio nel mezzo alla sala stava il corpo nudo di un giovane ragazzo dai capelli rossi, il volto era immobile nel gesto di un urlo disumano come la fine che gli era capitava. La cassa toracica era stata aperta e il cuore era mancante. Il Martinelli non sopportò tale visione tanto immonda e fuggi per le scale pervaso da un crescente senso di claustrofobia e andò fuori trattenendo conati di vomito. Il pavimento di terra era pieno di impronte, chiaro indizio della presenza di molte persone, oltre al cadavere del malcapitato giovine vera un tavolo coperto da un telo nero e sopra di esso, sopra di esso due candele nere accese che emanavano una luce tanto fioca quanto spenta… ed in mezzo un vaso coperto in terracotta con inciso lo strano simbolo che il Pasotti avea disegnato, il tutto a formare uno strano ed osceno altare. Il Conte trovo la forza di volontà per scoperchiare il vaso rilevandone il contenuto: immerso in una brodaglia di sangue c’era il cuore del ragazzo. L’orrore della scena era forte ma i tre, prima di fuggire dalla scena tanto agghiacciante ebbero modo di vedere che, nella cassa toracica del cadavere, c’era un foglietto. Il Conte trovo la forza di allungare la mano e prenderlo: il foglietto conteneva parole in latino e lo strano simbolo, l’agitazione era forte e l’orrore così grande dentro i nostri poveri quattro amici che al Conte parve che il simbolo disegnato che in un primo momento sembrava in parte cancellato torno poco dopo ad essere completo. Le candele nere come l’oblio si spensero, sicuramente per una folata d’aria e i tre salirono le scale per fuggire a tale nefandezza e per sincerarsi dello stato del loro amico Teodoro. I quattro poi andarono con ancora incise le macabre immagini appena viste alla stazione dei carabinieri e, dopo aver compilato i verbali di rito, furono riaccompagnati in quel di Lucca…

L'altare

Nello scantinato della vecchia casa vera uno strano altare: appoggiate su un telo nero come l'oblio due candele anch'esse nere la cui luce debole sembrava mangiata dall''oscurità e al centro un contenitore in argilla con inciso lo strano simbolo...

La spilla

Incastrata tra i vecchi e marci assi di legno del pavimento l'attento Martinelli vide una spilletta d'argento...

Dal diario personale di Alexander Chesterton

Mi riesce difficile raccontare quando visto. Stanotte ho dormito poco, male e ho lasciato volontariamente la luce accesa per non cadere preda del buio. Gli occhi del povero ragazzo rimasti aperti riflettavano la sua sofferenza. Il viso pulito e liscio di bambino contratto dal dolore, il corpo straziato, la violenza macabra e la malvagità di quel gesto ignobile non potranno mai ricever la giusta vendetta. Perché mai uccider così un ragazzo innocente? Chi potrebbe mai macchiarsi di una simile nefandezza? Solo i governi sarebbero capaci di un tal affronto alla giustizia ma, per adesso, nelle mie indagini non c'è niente che mi porti su quella pista.
Non riesco a togliermi dalla testa il pensiero di quel ragazzo morto. Rivedo nella mia testa continuamente la fotografia della stanza: il tavolaccio insanguinato, il ragazzo sventrato, il vaso, e il suo terribile contenuto, posato su un telo con i ceri accesi a fianco. Poi il biglietto ritrovato all'interno della cassa toracica del povero ragazzo e il simbolo sul vaso. Non può esser casuale tutto ciò: non può che esser un sacrificio. Un sacrificio umano. Ma i sacrifici si fanno verso qualcosa, in genere una divinità. Mi dovrò documentare. Dovrò cercare anche notizie sul tassello triangolare trovato dal Conte al primo piano della casa del Pasotti: un oggetto del tutto sconosciuto. Tutta questa vicenda mi pare molto strana, assolutamente fuori dalla logica razionale, difficile comprendere questi strani avvenimenti avvenuti in una così rapida successione. Di una cosa sono sicuro: non sono coincidenze.

Il Pasotti invece non si trova e l'omicidio avvenuto nella sua abitazione di montagna non ne migliora la posizione. E se fosse impazzato? Oppure posseduto da qualche diavolo? Magari potrebbe esser lui l'omicida del ragazzo. Forse il libro che ha letto, quello sulle streghe dell'est Europa l'ha deviato, è divenuto un mostro, un pazzo. Oppure anche lui è in qualche posto mutilato orribilmente.

Sto cominciando a pensare che forse 200£ non sono sufficienti per ripagare le mie notti insonni. Dovrò fare un salto in comune.

Del continuare nelle investigazioni


Il seguente lunedì il gruppetto di volenterosi si mosse in varie maniere per venire a capo del caso. Di notevole interesse fu senz’altro la visita a casa Pasotti, la porta dell’appartamento, posto all’ultimo piano di una palazzina in Via Nuova, fu trovata, infatti, brutalmente scassinata. L’appartamento comunque era, tutto sommato, in ordine ma, agli attenti investigatori, non sfuggirono i maneggiamenti nell’ufficio privato dell’ingegnere ed un libro di latino posto sulla comodina. Fu il Lorenzetti a compiere forse la scoperta più interessante! Nella credenza dello studio, infatti, trovo un cassetto nascosto, di quelli che se ne vedono molti e ne tirò fuori una scatolina in elegante mogano con incise le iniziali dello scomparso Ingegnere. Sandro, dotato di mano leggera e sensibile, non ebbe alcuna difficoltà a forzare la serratura della scatola. Nel suo interno trovarono una lettera, nella quale il Pasotti esprimeva l’angoscia di questi suoi giorni, qualche lira e una ricevuta per un libro ordinato alla libreria “L’Antro Antico” di Firenze. Nella giornata i quattro continuarono a indagare senza sosta e senza alcun risparmio di energia, andando all’anagrafe, all’ufficio del Pasotti (dove trovarono ogni cosa al suo posto) e infine a casa del Merciai, aiutante dell’ingegnere, dove trovarono la madre che gli disse che dopo più di una settimana suo figlio Stefano era finalmente riuscito a contattare l’Ingegnere ed era uscito presto alla mattina per lavorare. Il martedì la combriccola partì presto col treno per andare a Firenze… direzione l’Antro Antico, non fu difficile, per gente del loro livello, trovare la piccola libreria, in una traversa vicino al Ponte Vecchio. Il negozio sapeva di libri e di vecchio, gli scaffali erano colmi di libri catalogati in non si sa bene quale maniera. Dopo qualche breve (ed inutile aggiungo io) parola scambiata col vecchio libraio i quattro si fecero consegnare il libro ordinato dallo scomparso, tale Witches of East Europe inglese della Prof. Murray, pagando il poco che l’attento Pasotti doveva dare. All’interno del libro trovarono un fogliettino che ritraeva, per mano dell’ingegnere uno strano simbolo, all’infine i quattro decisero di sfruttare l’occasione (da sagge persone) per mangiare un sempre saporito panino al lampredotto e fare ritorno a Lucca, dove arrivano per le due. Arrivato alla propria città Periclè andò subito ad inviare un telegramma ad un suo amico appassionato di esoterismo di Milano che forse avrebbe potuto far luce sulla strana faccenda Nel pomeriggio i quattro, che da uomini arguti avevano cadauno le proprie idee in merito al caso, si divisero. Chesterton andò in biblioteca dove, dopo aver fatto la tessera da persona perbene, trovo interessanti riscontri riguardo le streghe in toscana, poi sulla strada del ritorno decise di fermarsi in armeria dove, esibendo il suo permesso di caccia, compro una rivoltella. Il Conte dal canto suo volle tornare a casa Pasotti dove, controllando più attentamente il vocabolario di latino, notò come Enrico (questo difatti è il nome dello scomparso) avesse annotato qualche parola sul libro. L’ingegno si sa colpisce all’improvviso e fu così che Arduinio ebbe la trovata (geniale dico io) di controllare il tampone della china venendo così a scoprire che il povero Ingegnere era uomo timorato di Dio ed era assiduo frequentatore di Chiesa. Inutile dire (ma ci tengo comunque) che il passo successivo fù quello di andare a parlate col prete che, dal canto suo, si dimostrò un po’ restio a parlare di fatti privati di una sua pecorella (l’ingegnere!). Ma il Conte, come sempre del resto, con i modi affabili ed eleganti si seppe fare benvolere e riuscii ad estorcere al prete la confessione del Pasotti che disse, pare in una lettera, che si sarebbe ritirato in una casa di sua proprietà in montagna per cercare di fuggire dalle ansie che sembravano turbarlo a dismisura. Il Lorenzetti e il Martinelli invece, nonostante non si fossero messi d’accordo, ebbero la stessa idea di tornare al Borgo, il ritrovo alla fermata Lazzi fù quindi una gioia, e i due approfittarono del viaggio in corriera per parlare delle proprie idee riguardo al caso. L’incontro con Paolini e non portò grandi nuove… se si toglie il fatto che il Lorenzetti ricevette come dono del suo interessamento per la faccenda un ottimo coniglio appena ammazzato (che poi avrebbe donato al Dionisio come gesto di persona buona e coscienziosa). Il Dionisio (accettato con entusiasmo il coniglioro) confermo la sua agghiacciante visione e raccontò perdipiù dei suoi ricorrenti incubi con protagonista un ragazzo dai capelli rossi che urlava tra le fiamme… i due nostri grandi amici tornarono verso piazza Grande scambiandosi opinioni. Ma come si suol dire… chi dorme non piglia pesci e la giornata del quattro era tutt’altro che conclusa!!! Infatti il Conte col Sandro andarono a casa della zia del Pasotti, signora anziana dalla squisita cortesia che, invitandoli ad entrare per una rapida e saporita merenda, seppe (in qualche modo) fornire preziose indicazioni (poi approfondite con conoscenze al Comune) di dove era ubicata la bicocca dell’Ingegnere (Barga per l’appunto). I due poi, con la promessa di una pronta rimpatriata con l’allegra signora, si congedarono con buone maniere. In seguito, raggiunti dal Martinelli ed il Lorenzetti, arrivato da poco, si recarono a casa del Merciai scoprendo così che il giovine non si era più visto ed era stata fatta denuncia ai Carabinieri e, informandosi, scoprirono che il ragazzo aveva i capelli di un colore rosso acceso (come quelli della visione del povero Dionisio). Dopo aver telefonato al proprio compagno di Milano che aveva prontamente risposto al telegramma, il militante Pericle, venuto a sapere dal Conte delle abitudini del Pasotti, disse che sarebbe andato a trovare il Prete e, non si sa bene come, riuscii ad avere tutte le informazioni che desiderava e che il Conte, nonostante i suoi modi da nobile, non era riuscito ad ottenete. Se mi concedete un opinione credo che il Lorenzetti sia sicuramente stato davvero gentile col buon Pastore. La giornata si poté dire finalmente conclusa con l’acquisto di quattro biglietti per Barga… il giorno dopo l’appuntamento era ben presto così, i nostri amici, si salutarono come si conviene e andarono a prendersi il loro sacrosanto riposo…

Di come tutto ebbe inizio


Era una sera d'agosto come tante: afosa e senza niente da fare... la combriccola d'amici era riunita come d'abitudine fuori del Paradiso di Boboli di proprietà del Martinelli intenta a discutere di politica, donne (più donne che politica) ed a bere del buon vino (se il vino del Conte si può definire buono). Erano oramai tre mesi che Sandro aveva aperto il suo studio d’investigazioni ma, appare un caso di furto di galline, di altri non ce ne era stata nemmeno l'ombra... una sera come tante dicevamo, fino a che, quel sabato 20 agosto, un uomo elegante, teso ed intimidito forse dal fatto che lo studio di investigazioni era dentro un bordello, venne a cercare il Sig. Chesterton (per i più Sandro). Questo buon’uomo (o almeno questo era quello che dava a d’intendere) si rilevò tal Morroni, impiegato del Comune di Lucca, che mise nelle mani dell’incredulo Sandro una banconota di ben 100£ (che erano quello che il buon Sandro pagava a quel tirchio del Martinelli per un mese di affitto di quella stanzetta dentro al bordello… e senza porta indipendente per giunta!) L’incarico era tanto semplice quanto strano: tale Ing. Pasotti, noto per la precisione e i modi composti, era scomparso da più di una settimana senza lasciar traccia alcuna, se non di aver fatto mandare una disdetta alquanto rara e sbrigativa, abbandonando il cantiere di cui era responsabile per l’apertura di un arco nel noto ponte della Maddalena per permettere al treno, quel prodigio della scienza, di raggiungere Castelnuovo nel cuore della Garfagnana. Gli amici informati del compito appena ricevuto si offrirono con entusiasmo di seguire l’investigatore nella sua indagine, vuoi per l’interessamento per la storia, vuoi (soprattutto aggiungo io) per il fatto che nelle caldo giornate di agosto non si trova mai nulla da fare. Il Conte, il giovine Lorenzetti (sempre politicamente impegnato), Sandro e quel tirchiaccio del Martinelli non stettero con le mani in mano e si mossero con passo deciso (ma sempre lento, come si compiace a gente di un certo ceto) verso il Fillungo dove l’Ing. Pasotti era noto avere uno studio… costatato che alle otto e mezzo di sera di sabato venti agosto l’ingegnere non era a lavoro capirono che il caso era veritiero e, soddisfatti di codesta semplice quanto importante scoperta andarono al caffè delle mura, dove era solita ritrovarsi la bella gente, per bere qualcosa di fresco e discutere di donne, politica e tempo. L’indomani mattina i quattro decisero di fare una girata fino al Ponte della Maddalena e il Conte, che era sempre attento alle buone maniere, si offri per mettere a disposizione il proprio calesse. Il viaggio sotto il sole torrido trascorse tranquillo, sereno e un po’ sudato. All’arrivo, dopo aver ammirato la bellezza del ponte del X secolo i nostri amici intrapresero una piacevole chiacchierata con un operaio incaricato di custodire i materiali di cantiere e, dopo una bottiglia di vino e qualche panino (anche questi offerti gentilmente dal sempre ottimo conte) il bifolco… chiedo scusa, l’operario, raccontò di come i lavori fossero fermi praticamente fin da subito prima, con l’accidentale e tragica morte del giovine Donati e, una volta dissequestrato il cantiere, dalla misteriosa sparizione dell’Ingegnere… i quattro con i loro modi affabili (e grazie forse anche a qualche bicchier di vino) riuscirono addirittura a farsi mostrare i progetti del Pasotti che in quanto a precisione non era secondo a nessuno. Sulla via del ritorno i quattro decisero bene di fermarsi al Borgo per chiacchierare sia con il proprietario dell’omonima ditta di costruzioni Paolini, sia con Ernesto Dionisio che si era licenziato dal suo incarico di capomastro appena il cantiere riprese a muoversi dopo l’incidente accaduto al povero Donati. Il primo si dimostro subito disponibile e cortese e, offrendo una modesta quanto casereccia merenda ai nostri amici, raccontò cose di poco conto avallando così la tesi per cui la sparizione del Pasotti era cosa strana e alquanto inaspettata. Il Dionisio invece dopo un inizio titubante e sulla difensiva svelò invece di aver assistito ad un fatto strano mentre lavorava al ponte: “Le pietre sanguinavano e l’odore dolciastro e nauseante del sangue era così forte da essere insopportabile!” disse!!! Dopo queste incredibili (nel senso di poco credibili) parole Sandro e la sua combriccola si congedarono con gentilezza dal poco stabile Dionisio per fare ritorno all'amata casa…

Furto in Villa

Chesterton in biblioteca

Questa storia ha qualche aspetto che non mi vuole proprio convincere: devo ammettere che mi sto proprio appassionando a questo intrigo e a queste sparizioni. Non pensavo che la mia nuova occupazione potesse esser tanto interessante. Credo sia oppurtuno non tralasciare nessun aspetto di questa strana storia: per questo mi recherò in biblioteca per cercare informazioni utili. Cercherò di capire meglio che storia c'è dietro il libro ordinato dal Pasotti, cercherò notizie sull'autore e tenterò di capire se l'esoterismo e l'occulto possono avere un fondamento razionale. Sono molto scettico, ma sono anche un investigatore.
Lucca , 23 Agosto 1921

Risultati della ricerca:
nonostante Chesterton non fosse molto abituato a questo genere di cose e non sapesse bene dove mettere le mani trovo informazioni molto interessanti: non trovò niente a riguardo del trattato della Prof. Murray, però trovo numerosi riferimenti a miti di Streghe e Stregoni sul territorio toscano tra cui il libro di Arcadia di Charles Leland (1824-1903) scrittore, giornalista e folclorista americano, che affermò che la maggior parte del suo libro si basava su un manoscritto ricevuto da una donna di nome Maddalena, che riportava nel dettaglio le credenze di una tradizione sconosciuta di stregoneria religiosa toscana. Avrebbe ricevuto il manoscritto nel 1886, durante un soggiorno in Italia. Alcuni sostengono che la donna in questione fosse Margherita Zaleni, una chiromante, che avrebbe iniziato lo stesso Leland alla stregoneria.

"Quando io avrò lasciato questo mondo, di qualsiasi cosa avrete bisogno, Una volta al mese, Quando la luna è piena...Venite in luogo deserto, Nella selva, tutte insieme, E adorate lo spirito onnipotente, e a colei che voglia Aprendere la stregoneria,Mia madre le insegnerà ogni suo segreto"




La leggenda di Lucida Mansi


Lucida Mansi, figlia di nobili lucchesi, era una donna molto attraente e libertina. Ella era talmente crudele ed attratta dai piaceri della carne che arrivò ad uccidere il marito per contornarsi liberamante di schiere di amanti. Pare inoltre che uccidesse gli amanti che le facevano visita, facendoli cadere, dopo le prestazioni amorose, in botole irte di lame affilatissime.

Una mattina però le sembrò di scorgere sul suo viso una quasi impercettibile ruga: il passare del tempo stava spegnendo la sua bellezza. Lucida, disperata, pianse e si lamentò tanto che apparse di fronte a lei un magnifico ragazzo che le promise trent' anni di giovinezza in cambio della sua anima. Dietro le fattezze del ragazzo si nascondeva però il Diavolo. Lucida accettò il patto. Per il tutto il tempo pattuito con il Diavolo le persone che la circondavano continuavano a invecchiare, mentre lei manteneva intatta la sua bellezza e perdurava nella sua dissolutezza, fagocitando lusso e ricchezza e continuando a uccidere i suoi amanti.

Trent'anni dopo lo scellerato patto, la notte del 14 agosto 1623, il Diavolo ricomparve per prendersi ciò che gli spettava. Lucida, ricordatasi della scadenza, tentò di ingannarlo: si arrampicò sulle ripide scale della Torre delle ore con la speranza di allontanare la sua fine inevitabile. Lucida saliva la Torre, affannata correva a fermare la campana, che stava per batter l'ora della sua morte. A mezzanotte in punto il Diavolo avrebbe preso la sua anima. Ma il tentativo di bloccare la campana fallì, Lucida non fece in tempo a fermare le lancette dell'orologio e così il Diavolo la caricò su una carrozza infuocata e la portò via con sé attraversando le Mura di Lucca fino a gettarsi nelle acque del laghetto dell'Orto botanico comunale di Lucca.

Ancora oggi chi immerge il capo in questo lago pare possa vedere il volto addormentato di Lucida Mansi. Nelle notti di luna piena pare oltretutto che sia possibile vedere la carrozza mentre dirige la donna verso l'inferno e sentirne le grida. Altre fonti individuano il fantasma della bella lucchese vagare nel palazzo di Villa Mansi a Segromigno, luogo in cui essa soleva intrattenere e poi giustiziare i suoi amanti.

Estratto da “Monarchia Oggi”

Estratto della pagina di annunci economici di "Monarchia Oggi" del'Agosto '21

Il simbolo

A Firenze i nostri investigatori scoprirono che l'ingegnere cercava informazioni a riguardo di uno strano simbolo che all'attento Lorenzetti ricordava vagamente qualcosa a cui aveva assistito anni addietro...






Dal "diario personale del Conte Arduinio Di Martella Orsi"

Lucca 22/08/1921 notte
Rettifiche sul caso Pasotti, svolta interessante e definitiva delle indagini.
Che fine hanno fatto i sani valori. Ma io dico, all'età di ventun anni, uomo fatto e maturo come si fa a non aver ancora preso moglie?? Quella buon anima del Donati ha visto bene di non sposarsi. Non ci son più i giovani di un tempo, dove andremmo a finire.
Comunque giornata dai risvolti interessanti, dopo esser stato all'anagrafe ed esser venuto a conoscenza della spiacevole ma ineluttabile verità sul Donati, ho fatto un salto al Paradiso di Boboli per salutar gli scansafatiche della combriccola e vi ho trovato solo il Lorenzetti. Dopo averlo ragguagliato sugli sviluppi del caso ci siam recati direttamente a casa del Pasotti per cercar nuove informazioni a riguardo.
Giunti al domicilio dell'ingegnere abbiam constatato che la serratura era stata brutalmente manomessa, all'interno dell'appartamento era tutto in ordine se non per quei due cialtroni del Inglese e del Martinelli, i due comari s'eran recati dal Pasotti con il nostro stesso intento. Sentendoci arrivare han visto bene di nascondersi e farci una burla grottesca tentando di spavenatci. Ovviamente ne io ne il giovine Lorenzetti siam caduti nel tranello, la pièce teatrale organizzataci si è conclusa non con un applauso a scena aperta come s'erano preventivati i due ma con una sberla inferta dal ragazzo all'Inglese.
Tornando al motivo dell'intrusione, nella dimora abbiamo trovato poco o nulla di interessante, eccezion fatta per:
Un dizionario di Latino sulla comodina, lettura alquanto insolita sia per l'ubicazione sia per la professione del padrone di casa.
Una prenotazione per un libro in lingua Inglese da ritirar in quel di Firenze, libro che doveva star molto a cuore dallo scomparso, visto che l'ordine si trovava nel secretaire nascosto della scrivania.
Ed ultima cosa, senza dubbio la più importante, nello scomparto privato oltre alla prenotazione del libro vi era una lettere autografa in cui asseriva che da più notti non dormiva e aveva sogni ricorrenti e che ora grazie a delle gocce riusciva a dormire.
Proprio su questa lettera abbiamo dibattuto in loco, ed è venuto fuori che quel geniaccio del Martinelli era riuscito a saper, dalla farmacista più prossima allo studio del Pasotti, che l'ingegnere aveva richiesto e ottenuto pochi giorni addietro delle gocce per combatter l'insonnia. Secondo il Lorenzetti, amico del popolo e dei lavoratori e nemico del giurato dell'aristocrazia, il sogno descritto e la mancanza di sonno sarebbero da attribuire alla scomparsa del fu Donati di cui il Pasotti si sarebbe sentito responsabile. Credo che sia codesta una delle poche situazioni in cui mi sento di convalidar le teorie del ragazzo.
L'unica preoccupazione a codesto punto dell'indagine è la consapevolezza che molto probabilmente ritroverem il corpo esanime del Pasotti, morto suicida mangiato dai sensi di colpa per la vita spezzata del giovine operaio. Spero di sbagliarmi ma il mio intuito non è solito tradirmi, e la lettera di dimissioni del suicida fattaci pervenire dal Inglese, scritta frettolosamente e senza la benche minima spiegazione di sorta sul suo anomalo comportamento, non fa altro che avvalorare la mia tesi.
I miei compagni han deciso di continuare le ricerche, vogliono addirittura andar a scomodar il disegnatore del Pasotti, mossa alquanto inutile presumo, non credo che il suicida abbia confidato dove si sarebbe consegnato a Caronte, altrimenti sarebbe già balzato agli onori delle cronache. Domattina addirittura c'è in programma una gita a Firenze per aver delucidazioni sul libro ordinato, inutile a codesto punto. Mi aggregherò solo per il gusto della compagnia e per non perder l'occasione di far una girata nella meraviglia del rinascimento.
Avrò anche il tempo per raccontar come stanno i fatti, la triste storia del suicidio ormai avvenuto, ai miei comari, ma solo al ritorno da Firenze in modo da non stemperar il loro entusiasmo e non rovinar la gita.
Spero solo che il Lorenzetti, che tanto per sentirsi utile s'è preso la briga di prender i biglietti ferroviari, non si comporti come il Martinelli e non faccia il taccagno relegandoci in uno squallido vagone di seconda classe.

Disdetta dell'Ing.Pasotti


Poco prima di sparire il Pasotti lasciò questo biglietto sotto la porta del tecnico del Comune Minozzi. La calligrafia è senza ombra di dubbio quella dell'ingegnere ma la nota pare scritta in maniera frettolosa e disinteressata.

Telegramma per il Lorenzetti.

Non si fece attendere la risposta dell'amico di vecchia data Allessandro Bonfanti.

Dal "diario personale del Conte Arduinio Di Martella Orsi"

Lucca 22/08/1921 mattina
Soluzione del caso Pasotti.
Ci son giorni in cui non trovo degne parole per elogiarmi. Oggi è un giorno di quelli.
Stanotte non ho chiuso occhio, i miei pensieri correvano e si intrecciavano senza sosta. Mi rendevo conto che c'era qualcosa che non tornava in questa faccenda. Qualcosa di poco chiaro, qualche indizio che avevo involontariamente sottostimato, o che nonostante il mio fiuto mi era sfuggito.
Quale modo migliore per rassettar le idee che una buona passeggiata sulle nostre fantastiche mura, stamani mi son dato congedo dai miei simpatici compagni e mi son ritirato ad elucubrar in solitudine.
E' bastato dar respiro ai miei pensieri e la soluzione è saltata fuori con sconcertante semplicità.
Riepilogando l'accaduto non capisco come non abbia fatto a non arrivarci prima tale era la semplicità e linearità del caso.
La moglie del Donati, rimasta accidentalmente vedova, giovane e sola, sentendosi persa sola e abbandonata in questo mondo senza certezze, s'è accanita sul povero Pasotti ritenendolo erroneamente responsabile.
Non resta altro che trovar la giovine moglie dell'operaio e ascoltar la sua confessione. Mi recherò all'istante all'ufficio anagrafico per saper dove rintracciarla e avvertir le guardie perchè compiano il loro dovere.

Dal "diario personale del Conte Arduinio Di Martella Orsi"

Lucca 21/08/1921
Aggiornamento inutile sul caso Pasotti.
Oggi è stato veramente un giorno sprecato ed oltremodo afoso.
Con l'allegra combriccola come da accordi ci siam recati sul cantiere abbandonato dal Pasotti.
Ho dovuto corromper, con i miei modi cortesi e un fiasco del mio vino migliore, la guardia del cantiere, dopo aver rischiato di esser malmenati dal custode del cantiere, un villico indigeno dei luoghi, causa una burla innocente del Martinelli.
Sul posto c'è stato da veder poco o nulla, perché tale era da vedere, abbiam' osservato il luogo dov'è deceduto il, pace all'anima sua, Donati, preso atto dello stato attuale dei lavori, e visionato i progetti dell'intervento in questione. Unica notizia sopra le righe c'è stato comunicato che il vecchio capo mastro, tal' Ernesto Dionisio, s'è dimesso alla riapertura del cantiere ed è stato sostituito da tal Gabriele Ciappei.
Il Lorenzetti a codesta notizia ha reagito come un indemoniato borbottando che sicuramente il lavorator Dionisio era stato soggiogato dal Padrone. Proprio simpatico il Lorenzetti quando si inalbera per i suoi presunti ideali, è un giovine gli è concesso.
Nelle prime ore del meriggio abbiam fatto visita al Dionisio, che dopo molte insistenze sul motivo delle sue dimissioni, ha visto bene di farci perder altro inutile tempo e si è congedato da noi asserendo che non si presenterà più in cantiere perchè dei sassi gli han sanguinato tra le mani, elfi e draghi e fate devon popolar i suoi sogni. Tant'è speriamo che smetta di bere e che torni in se.
Ma il massimo dell'inutilità l'ha raggiunto la visita dall'impresario, signor Paolini, ha confermato la natura accidentale del Donati, dovuta al distacco di una pietra dalla parte superiore del ponte e l'abbandono per futili cause del Dionisio. L'unica nota positiva dell'incontro l'ottimo pane e salame offertoci, anche se il vino non era certo dei migliori, e la notizia che il Pasotti aveva un collaboratore, Stefano Merciai.

Dal diario di Alexander Chesterton

Lo sapevo che sarebbe stato molto difficile. Me lo sentivo, ecco. Ogni qual volta mi si presenta un'occasione di guadagno potenzialmente facile, tutto si complica e finisco sempre per rimetterci. Scompare un ingegnere: cosa vuoi, lo sai come sono strampalati gli ingegneri, sarà stata una donna oppure avrà avuto il vizietto del gioco, le solite cose, insomma. Non ci vorrà mica Sherlock Holmes, suvvia. E invece è tutto terribilmente complicato.
Si scopre che il Pasotti è un tipo meticoloso, preciso, scrupoloso. Dedito al lavoro, certosino, stacanovista: un tipo apposto, insomma. Si scopre che casa sua è stata scassinata: nessun oggetto di valore all'interno, è vero, ma nemmeno l'ombra di una rapina: cassetti a posto, casa ordinata e non sottosopra come ci si potrebbe immaginare se veramente ci fosse stata un'intrusione a fini di furto. Poi la scoperta che il Pasotti aveva ordinato un libro sulle streghe in una libreria fiorentina. Questa poi non me la spiego. Sembra che stesse cercando di rintracciare un simbolo: ma un simbolo di che? Chi rappresenta? Mistero. Poi salta fuori una lettera in cui il Pasotti ammette di non dormire da molte notti e che, pare, abbia sognato qualcuno che gli avrebbe detto che di lì a poco sarebbe stato libero, probabilemente a seguito di qualche evento collegato a questo fantomatico personaggio. Il Lorenzetti dice che senza dubbio questa persona protagonista dei sogni(o sarebbe meglio definirli incubi?) del Pasotti è il povero Donati e che il suo tormento sarebbe la colpa per una sua responsabilità nella morte del giovane ma qualcosa non torna. E non è finita ancora.
Il disegnatore di fiducia del Pasotti, un tale Stefano Merciai, viene fuori che sa dov'è il Pasotti e che è uscito per incontrarlo: perfetto no? Basta aspettare che il Merciai torni a casa e tutto sarà ricolto, no? Peccato che il Merciai non sia stranamente rincasato e che, al contrario di quello che aveva detto alla madre, non si sia recato nell'ufficio del Pasotti perché aveva lasciato le chiavi a casa. Dove si era recato, dunque? E perché non era rientrato? Tutto molto strano e io non credo molto alle coincidenze. Son troppo vecchio per crederci. Sono sicuro che ci sfugge qualcosa: il Pasotti ha paura di qualcuno, qualcuno influente, qualcuno che l'ha minacciato, che magari l'ha rapito da casa sua. Poi il rapitore avrebbe anche attirato in una trappola anche il Merciai e potrebbe aver rapito anche lui. Ma perché? Quale movente? I lavori della ferrovia?
A questo proposito ho parlato con Paolini, quello della ditta che segue i lavori, e col Dioniso, l'ex capo mastro testimone oculare della morte del Donati. Il primo ha dichiarato di non aver mai avuto minacce, che il Pasotti non è mai sembrato veramente in ansia né veramente in pena per la morte del Donati.
Il secondo, il Dioniso, ci ha raccontato una storia molto molto strana. Dice di aver visto le pietre del ponte sgorgare sangue! Ma si può? Però anche lui non è un tipo stravagante che ama burlarsi della gente, ma che le pietre facciano sangue poi non si è mai sentito!
Ho il sentore che non vedrò mai le mie 200 £ e che farei meglio a cercarmi un altro lavoro.

Le Streghe nell'Europa Occidentale

delle Dr.ssa Margaret Murray

Il libro parla della tesi di Margaret Alice Murray egittologa di professione e storica della stregoneria per passione, che pubblica a partire dal 1917. Margaret Murray sostiene che la stregoneria è la "vecchia religione" dell'Europa precristiana e di quella celtica, sopravvissuta in modo segreto. La stregoneria combattuta in epoca medievale era nella sostanza, secondo Margaret Murray, l'autentica "religione pagana", in una vasta area d'Europa, legata in buona parte ai Celti.



Appunti del Pasotti


Il Pasotti scrisse questi appunti in evidente stato di agitazione per poi depositarli dentro una piccola scatola nascosta in un cassetta a scomparsa di una cassettiera dello studio nella sua abitazione.

Teodoro Martinelli


Nato a Lucca il 13 maggio 1879
da Federico Martinelli e Rossella Gaddi , dall'eta di 6 anni rimane orfano del padre e vive con la madre
nel Paradiso di Boboli noto bordello di lucca per la sua pulizia e l'alta classe delle sue ragazze.
La madre lo fa Studiare nelle piu rinomate scuole di lucca per non farlo diventare un semplice gestore di bordello.
Finite le scuole medie Martinelli decide di non dar ascolto alla madre e comincia a fare piccoli lavoretti per conto di alcuni clienti abituali del bordello e per la madre.
All'eta di 24 anni decide di avere nuove esperienze fuori dalla sua citta natale e si reca prima a Roma dove conosce un investigatore privato che gli fa fare piccoli lavoretti per aiutarlo poi a Verona dove rimane fino all'arruolamento nell' esercito.
Nel periodo della guerra viene preso come soldato di fanteria e viene schierato subito in prima linea.
Con l a morte della madre chiede e ottiene il congedo per mettersi a gestire l'attivita di famiglia.

Dal diario di Alexander Chesterton

20 Agosto 1921

Oggi ho avuto a che fare con un caso molto interessante. Un tipo di cui da qualche parte devo aver annotato il nome, mi dà £ 100 solo per iniziare il lavoro. Mi ha parlato di un ingegnere scomparso, Pasotti credo, o Panzotti, forse, da qualche parte ho annotato il nome, comunque. Il tipo in questione dice che lo devo ritrovare e che è meglio non avvertire le guardie. Strano però come inizio: perché mai non rimpiazzare il nostro ingegnere con un altro? E perché non rivolgersi ai Carabinieri? Forse perché quelle 100 Lire dovevano esser destinate a me. Comunque mi sono subito messo sotto col lavoro. Ho controllato che non fosse nel suo ufficio e ho controllato che non si trovasse nei paraggi del medesimo. Allora l’indomani ho deciso che sarebbe stato il caso di andare a fare un sopralluogo dove il Panzotti lavorava. Egli era l’ingegnere capo dei lavori della ferrovia che da Borgo a Mozzano sarebbe dovuta arrivare fino a Castelnuovo di Garfagnana.
Il gentilissimo Conte Orsi ha deciso di accompagnarmi con il calesse. Addirittura anche il Lorenzetti e il Martinelli si sono aggregati alla perigliosa missione. Il Lorenzetti è un bravo ragazzo ma non è sopportabile il suo uso di non frequentare la funzione di domenica. Il Martinelli è tirchio come un rabbino, invece, sempre a parlar di denaro e a contrattare con i clienti. Ho il terrore che se dovesse morire una delle sue donnacce, continuerebbe comunque a farla lavorare. Il conte invece è un signore. Non c’ha una lira, si vede, ma quando uno nasce signore, muore signore, non c’è niente da fare.
Giunti al cantiere abbiamo parlato con un tipo scortese che ci ha detto di parlare con il capo cantiere, un tale che dovrebbe abitare nel vicino paese di Borgo a Mozzano.
Riguardo al morto, un pezzo di pietra s’è accidentalmente staccata dal monte ed è finita in testa al povero ragazzo. Non capisco ancora cosa abbiano da urlare tanto i sindacalisti. Lo chiederò al Lorenzetti che ne parla con tanto ardore. O forse potrei anche non farlo per non farmi deviare dalle mie indagini.
Le mie prime supposizioni? Il morto è morto e il Panzerotti è scappato. Se riuscirò a capire dove è scappato altre 200 £. Così potrò finalmente fare quell’apertura nel muro. Non sta bene far entrare i clienti dalla porta del bordello.

Alexander Chesterton II

[seconda parte]

Sulla carrozza che portava il nostro eroe nel borgo italiano c’era anche una certa somma di denaro. In certi ambienti due cose non mancano mai: la faccia tosta e il denaro. Non mi è dato rivelare a quanto ammontasse la dote che il giovane Alexander si portava dall’Inghilterra ma, vi assicuro, che c’erano molti soldi. Per la faccia tosta invece non credo di dover insistere più di tanto.

Mary Ann si vide così recapitare una lettera, un sacco di soldi e un bambino. Vista la sua età e che era vedova già da un pezzo, sarebbe stato molto difficile spiegare quella nascita. Sarebbe stato difficile se non fosse stata scaltra e astuta, la vecchia zia. Decise che avrebbe aiutato quel povero figliuolo. Portò la sfortunata creatura, nascosta in una borsa, nel convento delle Figlie di nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù. Attraversò il paese quando ancora il giorno era dietro le montagne e s’arrampicò lungo le strette strade che portavano al convento. Non sapeva ancora cosa dire e se potesse evitare lo scandalo.

La madre superiora non volle sentire ragioni visto che il bambino era maschio. La povera donna insisté inutilmente sul fatto che dire che era maschio non era del tutto esatto visto che era solo un lattante e che prima che fosse diventato uomo sarebbe trascorso ancora molto tempo. Ma la madre superiore si dimostrò molto ferma. Almeno finché non saltarono fuori qualche centinaio di lire. Ecco allora la madre decise che forse un maschio poteva anche stare, in fondo era un maschio in potenza.

L’accordo fu preso e Mary Ann poté tornare col cuore pieno di soddisfazione. Alexander sarebbe stato accudito dalle suore per un anno, dopo di che sarebbe stato trasferito all’Eremo dei Calomini, in Garfagnana. Raggiunti i ventuno anni sarebbe stato libero di scegliere se continuare la vita consacrata, o andarsene per la propria strada. Mary Ann lasciò una lettera alla Madre in cui si indicava come unico parente un certo Ugo Togneri. Mary Ann infatti decise che avrebbe lasciato i soldi rimasti al proprio figlio che avrebbe preso l’impegno di restituirli al legittimo proprietario se questi fosse tornato per conoscerlo. Alexander infatti non sapeva nulla della somma e la lettera era l’unico indizio che l’avrebbe condotto dai soldi.

Non accennerò in questa sede al modo in cui fu registrato all’anagrafe, alle storie che si raccontavano in paese e della vita monastica. Alexander, ribattezzato da tutti Sandro, scappò dall’eremo sei anni prima e là nessuno lo vide mai più. Tornò sui suoi passi e, non conoscendo nessun altro posto, trovò Ugo Togneri che, provò a spiegargli la sua storia. Purtroppo nemmeno lui la sapeva fino in fondo. Il nostro Ugo dopo quindici anni si era affezionato a quel denaro e gli costò non poca fatica dover consegnare i soldi al ragazzo visto che la madre era morta e nessuno sapeva dell’esistenza di quei soldi. Penso che avrebbe trattenuto una parte dei soldi del ragazzo, perché in fondo, a lui non servivano tutti.

Il ragazzo prese i soldi e, su consiglio dello zio Ugo, si trasferì a Lucca dove prese a lavorare come apprendista in una bottega di calzolai. Il lavoro non gli piaceva però e poco dopo si allontanò per cercar fortuna altrove. Le peripezie (è il caso di usare questa parola, certo) portarono il giovane a zonzo per la Toscana a provar la vita, a girar le strade e a imparar mestieri. Nessun mestiere era però adatto alle mani sottili del giovane, nessuna fatica era adatta alle tasche sempre piene del giovanotto. Quando però s’accorse che in fondo il denaro era diventato poco, tornò a casa, nell’unico posto in cui aveva, secondo lui, una parentela: Bagni di Lucca.

Qui mise su famiglia, sposò una donna più vecchia, ma anche più ricca, una tale Priscilla Rondina. Non ebbe mai figli. Ereditò la piccola casa di Mary Ann Chesterton e, un posto al cimitero, già pronto, sotto la sua povera moglie.

Poi l’idea di un lavoro di investigatore. A Firenze e a Roma c’erano molti uffici di detective privati. Magari l’idea di aprire uno studio a Lucca, nel centro storico, non era male.