L'altare

Nello scantinato della vecchia casa vera uno strano altare: appoggiate su un telo nero come l'oblio due candele anch'esse nere la cui luce debole sembrava mangiata dall''oscurità e al centro un contenitore in argilla con inciso lo strano simbolo...

La spilla

Incastrata tra i vecchi e marci assi di legno del pavimento l'attento Martinelli vide una spilletta d'argento...

Dal diario personale di Alexander Chesterton

Mi riesce difficile raccontare quando visto. Stanotte ho dormito poco, male e ho lasciato volontariamente la luce accesa per non cadere preda del buio. Gli occhi del povero ragazzo rimasti aperti riflettavano la sua sofferenza. Il viso pulito e liscio di bambino contratto dal dolore, il corpo straziato, la violenza macabra e la malvagità di quel gesto ignobile non potranno mai ricever la giusta vendetta. Perché mai uccider così un ragazzo innocente? Chi potrebbe mai macchiarsi di una simile nefandezza? Solo i governi sarebbero capaci di un tal affronto alla giustizia ma, per adesso, nelle mie indagini non c'è niente che mi porti su quella pista.
Non riesco a togliermi dalla testa il pensiero di quel ragazzo morto. Rivedo nella mia testa continuamente la fotografia della stanza: il tavolaccio insanguinato, il ragazzo sventrato, il vaso, e il suo terribile contenuto, posato su un telo con i ceri accesi a fianco. Poi il biglietto ritrovato all'interno della cassa toracica del povero ragazzo e il simbolo sul vaso. Non può esser casuale tutto ciò: non può che esser un sacrificio. Un sacrificio umano. Ma i sacrifici si fanno verso qualcosa, in genere una divinità. Mi dovrò documentare. Dovrò cercare anche notizie sul tassello triangolare trovato dal Conte al primo piano della casa del Pasotti: un oggetto del tutto sconosciuto. Tutta questa vicenda mi pare molto strana, assolutamente fuori dalla logica razionale, difficile comprendere questi strani avvenimenti avvenuti in una così rapida successione. Di una cosa sono sicuro: non sono coincidenze.

Il Pasotti invece non si trova e l'omicidio avvenuto nella sua abitazione di montagna non ne migliora la posizione. E se fosse impazzato? Oppure posseduto da qualche diavolo? Magari potrebbe esser lui l'omicida del ragazzo. Forse il libro che ha letto, quello sulle streghe dell'est Europa l'ha deviato, è divenuto un mostro, un pazzo. Oppure anche lui è in qualche posto mutilato orribilmente.

Sto cominciando a pensare che forse 200£ non sono sufficienti per ripagare le mie notti insonni. Dovrò fare un salto in comune.

Del continuare nelle investigazioni


Il seguente lunedì il gruppetto di volenterosi si mosse in varie maniere per venire a capo del caso. Di notevole interesse fu senz’altro la visita a casa Pasotti, la porta dell’appartamento, posto all’ultimo piano di una palazzina in Via Nuova, fu trovata, infatti, brutalmente scassinata. L’appartamento comunque era, tutto sommato, in ordine ma, agli attenti investigatori, non sfuggirono i maneggiamenti nell’ufficio privato dell’ingegnere ed un libro di latino posto sulla comodina. Fu il Lorenzetti a compiere forse la scoperta più interessante! Nella credenza dello studio, infatti, trovo un cassetto nascosto, di quelli che se ne vedono molti e ne tirò fuori una scatolina in elegante mogano con incise le iniziali dello scomparso Ingegnere. Sandro, dotato di mano leggera e sensibile, non ebbe alcuna difficoltà a forzare la serratura della scatola. Nel suo interno trovarono una lettera, nella quale il Pasotti esprimeva l’angoscia di questi suoi giorni, qualche lira e una ricevuta per un libro ordinato alla libreria “L’Antro Antico” di Firenze. Nella giornata i quattro continuarono a indagare senza sosta e senza alcun risparmio di energia, andando all’anagrafe, all’ufficio del Pasotti (dove trovarono ogni cosa al suo posto) e infine a casa del Merciai, aiutante dell’ingegnere, dove trovarono la madre che gli disse che dopo più di una settimana suo figlio Stefano era finalmente riuscito a contattare l’Ingegnere ed era uscito presto alla mattina per lavorare. Il martedì la combriccola partì presto col treno per andare a Firenze… direzione l’Antro Antico, non fu difficile, per gente del loro livello, trovare la piccola libreria, in una traversa vicino al Ponte Vecchio. Il negozio sapeva di libri e di vecchio, gli scaffali erano colmi di libri catalogati in non si sa bene quale maniera. Dopo qualche breve (ed inutile aggiungo io) parola scambiata col vecchio libraio i quattro si fecero consegnare il libro ordinato dallo scomparso, tale Witches of East Europe inglese della Prof. Murray, pagando il poco che l’attento Pasotti doveva dare. All’interno del libro trovarono un fogliettino che ritraeva, per mano dell’ingegnere uno strano simbolo, all’infine i quattro decisero di sfruttare l’occasione (da sagge persone) per mangiare un sempre saporito panino al lampredotto e fare ritorno a Lucca, dove arrivano per le due. Arrivato alla propria città Periclè andò subito ad inviare un telegramma ad un suo amico appassionato di esoterismo di Milano che forse avrebbe potuto far luce sulla strana faccenda Nel pomeriggio i quattro, che da uomini arguti avevano cadauno le proprie idee in merito al caso, si divisero. Chesterton andò in biblioteca dove, dopo aver fatto la tessera da persona perbene, trovo interessanti riscontri riguardo le streghe in toscana, poi sulla strada del ritorno decise di fermarsi in armeria dove, esibendo il suo permesso di caccia, compro una rivoltella. Il Conte dal canto suo volle tornare a casa Pasotti dove, controllando più attentamente il vocabolario di latino, notò come Enrico (questo difatti è il nome dello scomparso) avesse annotato qualche parola sul libro. L’ingegno si sa colpisce all’improvviso e fu così che Arduinio ebbe la trovata (geniale dico io) di controllare il tampone della china venendo così a scoprire che il povero Ingegnere era uomo timorato di Dio ed era assiduo frequentatore di Chiesa. Inutile dire (ma ci tengo comunque) che il passo successivo fù quello di andare a parlate col prete che, dal canto suo, si dimostrò un po’ restio a parlare di fatti privati di una sua pecorella (l’ingegnere!). Ma il Conte, come sempre del resto, con i modi affabili ed eleganti si seppe fare benvolere e riuscii ad estorcere al prete la confessione del Pasotti che disse, pare in una lettera, che si sarebbe ritirato in una casa di sua proprietà in montagna per cercare di fuggire dalle ansie che sembravano turbarlo a dismisura. Il Lorenzetti e il Martinelli invece, nonostante non si fossero messi d’accordo, ebbero la stessa idea di tornare al Borgo, il ritrovo alla fermata Lazzi fù quindi una gioia, e i due approfittarono del viaggio in corriera per parlare delle proprie idee riguardo al caso. L’incontro con Paolini e non portò grandi nuove… se si toglie il fatto che il Lorenzetti ricevette come dono del suo interessamento per la faccenda un ottimo coniglio appena ammazzato (che poi avrebbe donato al Dionisio come gesto di persona buona e coscienziosa). Il Dionisio (accettato con entusiasmo il coniglioro) confermo la sua agghiacciante visione e raccontò perdipiù dei suoi ricorrenti incubi con protagonista un ragazzo dai capelli rossi che urlava tra le fiamme… i due nostri grandi amici tornarono verso piazza Grande scambiandosi opinioni. Ma come si suol dire… chi dorme non piglia pesci e la giornata del quattro era tutt’altro che conclusa!!! Infatti il Conte col Sandro andarono a casa della zia del Pasotti, signora anziana dalla squisita cortesia che, invitandoli ad entrare per una rapida e saporita merenda, seppe (in qualche modo) fornire preziose indicazioni (poi approfondite con conoscenze al Comune) di dove era ubicata la bicocca dell’Ingegnere (Barga per l’appunto). I due poi, con la promessa di una pronta rimpatriata con l’allegra signora, si congedarono con buone maniere. In seguito, raggiunti dal Martinelli ed il Lorenzetti, arrivato da poco, si recarono a casa del Merciai scoprendo così che il giovine non si era più visto ed era stata fatta denuncia ai Carabinieri e, informandosi, scoprirono che il ragazzo aveva i capelli di un colore rosso acceso (come quelli della visione del povero Dionisio). Dopo aver telefonato al proprio compagno di Milano che aveva prontamente risposto al telegramma, il militante Pericle, venuto a sapere dal Conte delle abitudini del Pasotti, disse che sarebbe andato a trovare il Prete e, non si sa bene come, riuscii ad avere tutte le informazioni che desiderava e che il Conte, nonostante i suoi modi da nobile, non era riuscito ad ottenete. Se mi concedete un opinione credo che il Lorenzetti sia sicuramente stato davvero gentile col buon Pastore. La giornata si poté dire finalmente conclusa con l’acquisto di quattro biglietti per Barga… il giorno dopo l’appuntamento era ben presto così, i nostri amici, si salutarono come si conviene e andarono a prendersi il loro sacrosanto riposo…

Di come tutto ebbe inizio


Era una sera d'agosto come tante: afosa e senza niente da fare... la combriccola d'amici era riunita come d'abitudine fuori del Paradiso di Boboli di proprietà del Martinelli intenta a discutere di politica, donne (più donne che politica) ed a bere del buon vino (se il vino del Conte si può definire buono). Erano oramai tre mesi che Sandro aveva aperto il suo studio d’investigazioni ma, appare un caso di furto di galline, di altri non ce ne era stata nemmeno l'ombra... una sera come tante dicevamo, fino a che, quel sabato 20 agosto, un uomo elegante, teso ed intimidito forse dal fatto che lo studio di investigazioni era dentro un bordello, venne a cercare il Sig. Chesterton (per i più Sandro). Questo buon’uomo (o almeno questo era quello che dava a d’intendere) si rilevò tal Morroni, impiegato del Comune di Lucca, che mise nelle mani dell’incredulo Sandro una banconota di ben 100£ (che erano quello che il buon Sandro pagava a quel tirchio del Martinelli per un mese di affitto di quella stanzetta dentro al bordello… e senza porta indipendente per giunta!) L’incarico era tanto semplice quanto strano: tale Ing. Pasotti, noto per la precisione e i modi composti, era scomparso da più di una settimana senza lasciar traccia alcuna, se non di aver fatto mandare una disdetta alquanto rara e sbrigativa, abbandonando il cantiere di cui era responsabile per l’apertura di un arco nel noto ponte della Maddalena per permettere al treno, quel prodigio della scienza, di raggiungere Castelnuovo nel cuore della Garfagnana. Gli amici informati del compito appena ricevuto si offrirono con entusiasmo di seguire l’investigatore nella sua indagine, vuoi per l’interessamento per la storia, vuoi (soprattutto aggiungo io) per il fatto che nelle caldo giornate di agosto non si trova mai nulla da fare. Il Conte, il giovine Lorenzetti (sempre politicamente impegnato), Sandro e quel tirchiaccio del Martinelli non stettero con le mani in mano e si mossero con passo deciso (ma sempre lento, come si compiace a gente di un certo ceto) verso il Fillungo dove l’Ing. Pasotti era noto avere uno studio… costatato che alle otto e mezzo di sera di sabato venti agosto l’ingegnere non era a lavoro capirono che il caso era veritiero e, soddisfatti di codesta semplice quanto importante scoperta andarono al caffè delle mura, dove era solita ritrovarsi la bella gente, per bere qualcosa di fresco e discutere di donne, politica e tempo. L’indomani mattina i quattro decisero di fare una girata fino al Ponte della Maddalena e il Conte, che era sempre attento alle buone maniere, si offri per mettere a disposizione il proprio calesse. Il viaggio sotto il sole torrido trascorse tranquillo, sereno e un po’ sudato. All’arrivo, dopo aver ammirato la bellezza del ponte del X secolo i nostri amici intrapresero una piacevole chiacchierata con un operaio incaricato di custodire i materiali di cantiere e, dopo una bottiglia di vino e qualche panino (anche questi offerti gentilmente dal sempre ottimo conte) il bifolco… chiedo scusa, l’operario, raccontò di come i lavori fossero fermi praticamente fin da subito prima, con l’accidentale e tragica morte del giovine Donati e, una volta dissequestrato il cantiere, dalla misteriosa sparizione dell’Ingegnere… i quattro con i loro modi affabili (e grazie forse anche a qualche bicchier di vino) riuscirono addirittura a farsi mostrare i progetti del Pasotti che in quanto a precisione non era secondo a nessuno. Sulla via del ritorno i quattro decisero bene di fermarsi al Borgo per chiacchierare sia con il proprietario dell’omonima ditta di costruzioni Paolini, sia con Ernesto Dionisio che si era licenziato dal suo incarico di capomastro appena il cantiere riprese a muoversi dopo l’incidente accaduto al povero Donati. Il primo si dimostro subito disponibile e cortese e, offrendo una modesta quanto casereccia merenda ai nostri amici, raccontò cose di poco conto avallando così la tesi per cui la sparizione del Pasotti era cosa strana e alquanto inaspettata. Il Dionisio invece dopo un inizio titubante e sulla difensiva svelò invece di aver assistito ad un fatto strano mentre lavorava al ponte: “Le pietre sanguinavano e l’odore dolciastro e nauseante del sangue era così forte da essere insopportabile!” disse!!! Dopo queste incredibili (nel senso di poco credibili) parole Sandro e la sua combriccola si congedarono con gentilezza dal poco stabile Dionisio per fare ritorno all'amata casa…