La Contessa Margherita Bulckaen

La Contessa è una elegante e nobil donna dell'aristocrazia lucchese, gentile nei modi e graziosa nei gesti. Vedova da anni del noto Archeologo Amedeo Pastrozzi, ha ereditato dal marito, oltre agli innumerevoli beni, la passione per la storia e sopratutto per l'occulto. Pare infatti che il Pastrozzi, sempre in viaggio per il mondo alla ricerca di chissà quali misteri ed ha collezionato, nei lunghi anni di latitanza da Lucca, oggetti e libri di innumerevoli culture diverse. La Contessa, vuoi anche per la noiosa vita quotidiana, ha, con gli anni, approfondito sempre più la sua passione, consultando in segreto gli oggetti misteriosi che il Pastrozzi portava con se da ogni suo viaggio. Ma sopratutto Margherita è una donna sola, nobile ed annoiata, e, nella sua bontà e raffinatezza, non rifiuta mai una tazza di thè ed una chiaccherata ai nobiluomini che bussano alla sua porta.


Dal diario personale di Alexander Chesterton

La visita alla biblioteca non ha dato i risultati attesi: pensavo che riuscir ad entrare nella sala sarebbe stato decisivo ai fini della risoluzione del caso. Invece purtroppo non sono riuscito a trovar nulla che desse senso a questa strana storia. Il direttore, parlando informalmente, mi ha detto che il Pasotti aveva richiesto anch'egli l'accesso a quella parte di biblioteca che nasconde i libri più perigliosi per l'ordine della nostra città. Vi si nascondono infatti tomi proibiti che narrano storie fantastiche e inventate per lo più di esseri malvagi e diavoli d'ogni specie. Anche i volumi messi all'indice vi si trovano. Interessanti son stati i libri che si occupavano di rune, simboli strani che non ricordo bene a quale funzione assolvessero. Il simbolo trovato sul vaso, quel simbolo che cercava febbrilmente di decifrare il Pasotti e sul quale anche io smanio dal desiderio di veder a che si riferisce, è in per larghi tratti simile a quelle strane rune che ho visto in alcuni libri. Purtroppo quel simbolo non si trova da nessuna parte: questo aumenta il mistero e la mia voglia di capire perché pare tutto così oscuro e proibito.

Il direttore ha dato poi due indizi che, seppur non muovano la nostra posizione di un centimetro, possono dar il via a nuove piste: ha detto che il Pasotti aveva richiesto di accedere alla sala di consultazione dei libri proibiti e che, messo di fronte all'inevitabilità di un'attesa di qualche giorno per verificare le sue motivazioni, abbia dato in escandescenze e abbia reso necessario l'intervento del custode che l'ha allontanato. Strano che una persona di tale garbo e abituato al quieto vivere abbia avuto un tale scatto d'ira per una cosa di così poco conto: segno che già era esaurito e che il male già lo corrodeva dall'interno. Potrebbe esser stato in grado di uccidere però?
La seconda rivelazione che il direttore è stato in grado di darci è la traduzione del foglio trovato nel cadavere del povero ragazzo. Non che sia d'aiuto al momento, ma chissà in futuro.

A dir la verità mi pare che la visita in biblioteca non sia stata poi così infruttuosa come ho troppo frettolosamente scritto all'inizio delle mie memorie odierne. Consultando il registro delle ultime visite ho notato che la Contessa Margherita Bulckaen è un'abitueé della sala dei libri proibiti. Essendo padrone del mestiere ho subito avuto l'idea di andare a trovare la gentil signora. Incredibilmente pare che questa donna sappia più del Conte, del Martinelli e del Lorenzetti messi tutt'insieme. Anche il suo aspetto è molto gradevole e i suoi modi son di persona nobile e abituata a ben altri auditori. Suo marito, ormai defunto, era un esperto archeologo e lei, reclusa tra la pietra di casa sua, s'è per anni appassionata agli affari del pover'uomo. Fatto sta che conoscesse il simbolo e che l'abbia senza perplessità accostato a quelle rune che avevamo trovato sui libri nascosti in biblioteca. Ha parlato molto ma senza entrar precisamente nel merito. Ero sicuro che sapesse molto più di quello che voleva lasciar trasparire. Siccome mi avevano accompagnato anche gli amici del bordello non volevo che fossero stati loro, chissà in che modo, a impaurir la contessa. Così, fingendo di aver bisogno di coricarmi presto, e stando attento a non farmi veder dal Lorenzetti intento a far il cascamorto con la cameriera, mi recai alla casa della contessa per veder di ottener colloquio.

Di Sette ed ordini

Affezionatissimi miei lettori, il giorno dopo le oscene scoperte in quel di Barga, il gruppo dei nostri amici, non avea di certo il solito piglio. Non è certo facile parlar di frizolezze ed avere voglia di scherzare quando si straccia il velo della vita comune e si vedono certi orrori. Ma la voglia di conoscenza, di cui i nostri quattro eroi, son di sicuro provvisti, li ha portati, il giorno seguente, a seguire varie tracce per venire a capo di un intreccio che ora dopo ora sembrava sempre più ingarbugliato. Per prima cosa, pensarono bene di andare alla biblioteca statale per indagare su sacrifici e riti oscuri. Nonostante la biblioteca avesse regole ferree e, l'accesso alla sala Nottolini era regolamentato da un modulo da consegnare con un giorno di anticipo, non fù difficile, per la combriccola ricca di buone maniere e carisma, convincere il burocratico Di Stefano, direttore della biblioteca, a condedergli l'accesso ai tomi più antici e preziosi posseduti. Nell'arco di svariate ore però i quattro non trovarono niente di davvero interessante se non, nell'archivio ingressi, scoprirono che la nobile e graziosa contessa Buckler era solito consultare libri di materie occulte. Avendo il Conte conosciuto già la nobil donna, la combriccola decise (giustamente) di farle visita nella sua dimora per allietare un pomeriggio torrido di fine agosto. La contessa Margherita, annoiata dalla monotonia della vita, accolse con entusiasmo, a mio modo di vedere eccessivo, il Conte e i suoi amici, fornendo notizie interessanti sopratutto sul significato della spilletta trovata dal Martinelli. Era infatti la spilla dei facenti parte all'Ordine Stellare, una confraternita da poco traferitasi a Lucca, dove, a quanto pare, si discuteva di filosofia, storia e magia e, non meno importante, si consumavano ottime cene annaffiate da buon vino. Quel che successe nella notte non vi è ancora dato saperlo miei affezionatissimi, vi basti sapere che i quattro vennero a conoscenza di varie informazioni sulla strana setta, ma queste non son cose da raccontare così alla leggera e, se codeste informazioni dovessero cadere nelle mani sbagliate, sarei pronto a giurare che i nostri investigatori rischierebbero di passare momenti non troppo felici. Mi congedo così da voi, augurandovi buona serata in attesa di risvolti interessanti in questo caso che nasconde ancora molti angoscianti misteri.

Dal “diario personale del Conte Arduinio Di Martella Orsi

Lucca 25/08/1921 ora di cena
Proseguo delle indagini sul “caso Pasotti” o meglio sull'“omicidio Merciai”
Stamattina, ancora scosso dalla macabra e truculenta giornata i quel di Barga, mi son recato come d'abitudine dal Martinelli. Volevo scambiar opinioni su gli eventi nefasti di cui eravamo stati testimoni, ed assicurarmi che il povero Teodoro si fosse ripreso dal trauma del giorno addietro. Direi che stamani l'umore non era dei migliori. Non eravamo propriamente l'allegra combriccola che siamo di solito. Abbiam comunque tacitamente concordato di continuar ad occuparci del caso, il morboso desiderio di scoprir la verità a questo punto non può esser represso.
Dovevo considerar varie eventualità. Il Pasotti è presumibilmente uscito di senno, mosso chi sa da quale sconcertante sentimento, è il candidato principale ad esser colui che ha inferto i fendenti mortali al povero ragazzo. Credo che i Carabinieri a quest'ora lo staranno già cercando con l'accusa d'omicidio. Credo che nello stato confusionale, in si trova una persona che ha compiuto un simil gesto, non sarà difficile per le autorità rintracciarlo. Resta però il fatto che, fin al momento della sua cattura, il Pasotti potrebbe esser ovunque.
Le tetre candele rinvenute sul rudimentale altare avevano l'aria di esser ceri voluminosi, ed al momento della nostra irruzione erino praticamente terminate, tant'è che si son spente durante la nostra permanenza sul luogo del sacrificio. Quindi il latitante potrebbe aver parecchie ore di vantaggio su di noi e sui gendarmi. Nulla ci dice che sia rimasto in quel di Barga, anzi molto presumibilmente si sarà allontanato dal luogo del delitto, nella casa non vi erano indumenti o cibarie che lasciassero intender una sua dimora. Particolar che mi desta sospetto è la porta non chiusa a chiave, è si vero che è abitudine non chiuder le porte in quelle zone, però è anco vero che aveva molto da nasconder dentro la piccola abitazione.
Un ipotesi, che a mente fredda mi è sovvenuta, è che il Pasotti non abbia agito in solitaria. Le impronte fuori dalla casa ed anche al suo interno non erano decifrabili, però è indubbio che fossero più persone. Non mi è ancora dato saper se fossero soli, vittima e carnefice, o se vi fossero anche altri complici. L'omicidio compiuto, di per se potrebbe esser stato compiuto anche dal solo Ingegnere, bastava farsi accompagnar con una qualche scusa dal fido aiutante fino alla dimora e una volta drogato infierir su di lui in quell'atroce modo. É un ipotesi possibile, ma poco probabile, il corpo del giovane giaceva completamente steso e a braccia spalancate, ma sul suo corpo, o almeno per il mio occhio certo non competente per far queste considerazioni, non ho riscontrato segni di corde o quant'altro che che lo potesse immobilizzare. A questo punto mi par quasi ovvio che almeno altre tre o quattro persone fossero presenti, il che è oltremodo spaventoso. Ma la presenza di altre persone, per quanto inquietante, porterebbe un po' di chiarezza sull'altro punto che non mi è mai stato chiaro. Può una persona, per di più dotata di una mente razionale e pragmatica, compier una deriva improvvisa e si repentina verso l'occulto. Dove scaturisce questa passione per l'esoterismo, chiave di lettura da me sottovalutata in principio, che sta diventando sempre più centrale nello sviluppo di questa triste storia? Chi ha iniziato il Pasotti a queste credenze? Di sicuro è stata per la povera anima dannata una scelta sofferta, testimonianza di ciò le epistole con il Padre confessore. Tutto questo fa presagire, che la presenza ipotizzata di altri individui nella casa degli orrori, sia sempre più probabile.
Detto ciò è bene che riprenda il filo del proseguo della giornata. Dato che avevamo avuto conferma della presenza del Pasotti nella Regia Biblioteca Pubblica, nei giorni subito precedenti alla sua sparizione, vi ci siam recati nuovamente, per cercar maggiori informazioni a riguardo. Dopo una cortese conversazione con quell'usuraio del direttore, ricattati dalla promessa di una lauta donazione, siam venuti a conoscenza che il Pasotti era interessato ad acceder nella nella riservatissima sala “Corrado Orrico”. L'Ingegnere però era mal disposto nel dover aspettar i tempi canonici con cui la richiesta viene ottemperata, per di più non riusci a menzionar nessun titolo che intendeva visionare, inizio addirittura a imprecare ed inveire contro il personale. Ovviamente era in uno stato confusionale e il direttore lo fece allontanare dallo stabile. Accordato il salatissimo versamento volontario per la causa della Regia Biblioteca, ci è stato gentilmente concesso di visionare la sala Orrico senza dover perdere ulteriore prezioso tempo. Ci siamo divisi i compiti, ma poco sapevamo su quello che stavamo cercando, ed il lume di speranza che ci mandava avanti era molto flebile. Le ricerche si son protratte per l'intera mattina, e allo scadere del tempo concessoci da quella sottospecie di sanguisuga del Direttore, le nostre ricerche eran state più infruttuose del previsto. Effettivamente vi son tanti titoli riguardanti sacrifici, streghe, leggende e quant'altro possa esser in qualche modo legato al disgustoso abominio di cui eravamo testimoni, ma la nostra poca competenza nel ramo delle speculazioni di fantasia ci portavano a non saper quale direzione scegliere. Studiando approfonditamente il registro della sala di lettura, ho avuto modo di notar come la Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare, nobildonna che ho avuto spesso l'onore di incontrare in biblioteca, in quanto come me frequentatrice assidua, sia particolarmente legata a questo genere di letture. Abbiamo deciso di interpellarla sperando ci potesse esser d'aiuto.
Data la cortesia e la smisurata cultura di cui è risaputo aver dono la Contessa, nel primo pomeriggio ci siam presentati alla sua dimora. Dopo aver presentato i miei compagni alla Signora, che cortesemente ci ha invitati a sorseggiar qualcosa con lei sulla terrazza di casa, ci siam inoltrati in un interessantissima conversazione. É così venuto fuori che la Contessa è una grande appassionata di miti e di esoterismo, passione tramandatale da suo marito, che quand'era in vita solea dilettarsi in ricerche archeologiche e storiche delle epoche più disparate, ma con una particolare propensione per i miti e le leggente dell'immaginario. Mai avrei detto che l'esoterismo fosse argomento tanto comune al giorno d'oggi. Abbiam mostrato una foto della cantina e il foglietto trovato all'interno del corpo del giovane ragazzo alla Contessa, ci ha spiegato che aveva l'aria di esser un sacrificio e che il simbolo era una specie di runa, un carattere antico e maligno. Non ne sapeva l'esatto significato, ma interessatasi al caso ha dato la sua disponibilità a poter consultare sotto la sua guida i testi del defunto marito, nella speranza di trovar qualche indizio che possa sbrogliar i nostri dubbi.Fortuna ha voluto che Sandro, la cui arguzia mi stupisce sempre più, si sia ricordato della spilla trovata nella casa, una volta mostrata alla Signora abbiamo saputo che si tratta di un simbolo di una specie di setta , la confraternita stellare. É stata tanto cortese da informarci delle conoscente in suo possesso. Questa confraternita, già presente in altra città, è presente a Lucca da pochissimo tempo, ha sede nella piccola chiesa sconsacrata di via del Crocifisso, proprio a pochi passi dal paradiso di Boboli. Questa setta, secondo la Contessa è una specie di loggia, di cui però non conosce il fine. Sembra che, a differenza dei Fratelli del Grand'Oriente, essi siano si un associazione privata ma non segreta, pare che abbiano fatto aperto proselitismo da quando si son insediati nella nostra città. Risulta fondamentale a questo punto assicurarsi se il Pasotti faccia parte di questa congrega, o se fosse frequentasse alcuni di loro. Non meno importante è scoprir lo scopo di codesto gruppo di persone, che da quanto ci ha riferito la signora Contessa è composto da personaggi influenti della cerchia muraria. Saper se queste frequentazioni possano aver in qualche modo influenzato le nefaste azioni dell'Ingegnere.
Ormai era guasi giunta l'ora di cena e ci siam congedati dalla Signora. Tornando dalla sua dimora abbiamo organizzato la serata. Io e il fido Martinelli ci saremo recati nei pressi della loggia delle stelle o quel che è, per cercar informazioni in merito. Il giovine Lorenzetti invece, con la scusa di non fidarsi della nobil Donna che è la Contessa, ha deciso di presentarsi nuovamente alla sua dimora, fingendo interesse per la graziosa cameriera di casa, in modo da coglier informazioni personali sulla padrona di casa ed assicurarsi che anch'Ella non faccia parte della congrega che tanto bene conosce. Il Sandro invece s'è accomiatato per una inderogabile cena già precedentemente organizzata. Appena avrò finito di cenare, son rimasto d'accordo con Teodoro che lo passerò a prender con il calessino per far i nostri giri.

Dal “diario personale del Conte Arduinio Di Martella Orsi

Lucca 24/08/1921
Drammatica e raccapricciante svolta del caso Pasotti.
Tralascio in questi appunti i dettagli marginali della giornata, son stanco e sconvolto. Alla mia età certe visioni e situazioni non son facili da comprendere. La grande guerra e i miei lutti intimi mi han preparato al dolore, ma quello che mi son trovato difronte oggi va oltre ogni mia comprensione.
Abbiamo rintracciato con facilità la dimora vacanziera del Pasotti, una piccola casetta sperduta in un vecchio bosco di castagni poco fuori le porte della cittadina di Barga. Scorta la porta aperta, e gli evidenti segni di calpestio fuori l'uscio di casa, ci siam rincuorati credendo d'esser arrivati al capolinea del “caso Pasotti”, sarebbe bastato riportar alla ragione lo sconvolto ingegnere e riaccompagnarlo a Lucca e ai suoi lavori.
Una volta entrati il piccolo alloggio esso si rivelò deserto, o meglio così ci apparve in un primo momento.
É qui che inizia la parte sconvolgente della giornata e dell'intera vicenda. La piega presa da questo caso mi coglie impreparato. Mai avrei pensato che in vita mia mi sarei trovato testimone oculare di una simile scena. Anche il Lorenzetti, che data la sua giovine età è stato uomo di trincea durante la guerra, si è trovato sconvolto e disorientato difronte alla visione che ci s'è parata davanti agli occhi una volta perquisita la cantina del piccolo stabile.
La buon anima del Martinelli non ha retto alla vista di quello scempio disumano ed efferato, è scappato spaventato come un cane bastonato su per le scale bianco in viso e con la morte stampata negli occhi. La morte, si la morte, quella del povero Merciai. Il corpo del giovane giaceva brutalmente deturpato su di un tavolo in legno al centro dell'umida cantina. Il corpo nudo e pallido sdraiato con la faccia rivolta al soffitto, gli occhi sgranati e spaventati e una disumana smorfia di dolore. L'espressione terrorizzata del giovane ragazzo dai capelli rossi era la conferma lampante che le barbarie inferte sul suo corpo inerme fossero state compiute con una violenza inaudita prima ancora che egli fosse spirato. La minuta cassa toracica del ragazzo era sventrata dai colpi imprecisi di una lama non affilata, una profonda apertura ne mostrava l'interno. Il cuore era stato strappato dalla sua sede, al suo posto, un foglio scritto a mano, strane parole in latino e il disegno di quel simbolo. Sempre lo stesso, quello del bigliettino a casa del Pasotti, quello sul libro di Firenze. Il simbolo era ripetuto anche su un altro oggetto, un vaso, infatti lungo un lato della stanza vi era un rudimentale altare con nere candele ancora accese, segno inconfuabile che qualcuno fosse presente poco prima del nostro arrivo, che facevano da cornice a questo vaso. Vi era contenuta la reliquia mancante del Merciai, immersa nel suo stesso sangue. La visione, se è possibile, è stata ancora più nefasta di quella del corpo martoriato. Chi può compiere una azione simile, per quale motivo? Pazzia? Credo che non vi sia altra spiegazione possibile.
Nella cantina si respirava l'aria di quello che doveva esser, nell'intenzione del carnefice, la rievocazione di un rito apotropaico, una specie di donazione, un sacrificio umano. Può, la delirante mente dell'ingegnere, distrutta dai sensi di colpa per la morte del giovane muratore, aver architettato e compiuto questa efferata carneficina? Può, nelle notti infestate dagli incubi, aver rievocato in lui l'insano istinto primordiale di creder in questi riti? Che abbia cercato, disperato e impaurito, di pagar un dazio per liberar se stesso dai suoi sensi di colpa? Ma come mai allora la lettera al parroco, aveva confidato a qualcuno quello che intendeva fare? Aveva voluto lasciar una flebile traccia dietro di se nella speranza di esser fermato in tempo?
Abbiamo deciso d'abbandonar la stanza degli orrori e, dopo aver cercato di riportar alla ragione il Teodoro, ci siamo prontamente recati dai Carabinieri. Accompagnatoli sul luogo dell'omicidio abbiamo dato loro tutte le informazioni in nostro possesso per agevolar loro le indagini. Sul pavimento della casa avevo anche trovato una piccola spilla d'argento, ma nella concitazione del momento m'è rimasta in tasca e non l'ho mostrata alle guardie. Una volta sbrigate le interminabili pratiche burocratiche di rito son stati tanto gentili da riaccompagnarci a Lucca per l'ora di cena. Spero che il Pasotti venga trovato al più presto. Ho paura che possa ripeter le proprie azioni, Dio vegli su di lui e che la ragione torni a rimpossessarsi della sua mente.

Dal “diario personale del Conte Arduinio Di Martella Orsi

Lucca 23/08/1921
Aggiornamenti inaspettati sul caso Pasotti.
Giornata alquanto strana quella odierna.
Avendo ormai scientificamente provato il suicidio del Pasotti, il suddetto ha visto bene di farsi vivo. Ne son venuto a conoscenza stamani, mentre mi recavo alla stazione per quella che prevedevo un inutile, quanto gradita, gita a Firenze, la signora madre del Merciai, il disegnatore dell'Ingegnere, s'è presentata sotto la mia dimora. Era stata indirizzata da me dal Sandro, la signora mi ha informato che suo figlio era scomparso da un paio di giorni. Sosteneva, il giovine, d'aver incontrato il Pasotti, e che l'indomani sarebbe tornato a lavoro come se nulla fosse successo. Da allora non vi erano più traccie neanche del Merciai.
Data l'ora mi son congedato dalla sconvolta signora e mi son recato di gran lena alla stazione per non perder il treno per Firenze. Ovviamente il Lorenzetti a son di frequentar il Martinelli ne ha carpito le maniere, come prevedevo li ad attendermi ho trovato un biglietto di seconda classe. Firenze è sempre magnifica, e davanti ad un panino col lampredotto accompagnato da un buon bicchiere di rosso ho ragguagliato i mie i comari sull'incontro della mattina. Abbiam anche, già che eravam li, recuperato il libro del Pasotti, trovo oltremodo inutile disquisire su tale volume. Un testo in inglese su miti di streghe e altre storie di fantasia, il libro conteneva effettivamente l'immagine trovata nella nota dal'ingegnere. Dato che il Pasotti è stato visto vivo e in salute pochi giorni addietro, non vedo come questo testo possa portarci da lui. A maggior ragione considerando che tutto fa supporre ad un suo allontanamento volontario. se fosse stato importante sarebbe venuto a prenderselo e lo avrebbe con se, ma un libro di fate e streghe non vedo che importanza possa avere, se non per far coricar la sera i bambini.
Tornati a Lucca nel primo meriggio, e dato che il caso è purtroppo nuovamente non concluso, mi son deciso a tornar a casa dello scomparso, ero sicuro che con un po' di calma e senza gli altri intorno sarei riuscito a trovar qualche indizio che mi era sfuggito prima.Naturalmente grazie al mio fiuto da segugio son riuscito a scoprir qualcosa, se pur poco. Prima di tutto i vicini non aveva avuto sentori di colluttazioni, quindi si avvalora la tesi di una sortita volontaria. Sortita si volontaria ma non premeditata ed organizzata, in quanto analizzando con maggior cura la casa ho notato che ben pochi indumenti erin stati portati via alquanto frettolosamente. Ringraziando il fato e il fiuto, il tampone di carta assorbente dello scrittoio dello studio era stato sostituito di recente,ho avuto così il modo di scorger, seppur frammentate e poco chiare, alcune delle ultime parole scritte dal' Ingegnere. Le uniche, con una qualche rilevanza per il proseguo son state “caro Padre”. Per ultimo mi son concentrato su un elemento, che già alla prima ispezione, aveva destato la mia attenzione. Quale motivo ha un ingegnere di tener un dizionario di Latino sulla comodina? Sfogliandolo accuratamente mi son imbattuto in qualche parola cerchiata con la matita “sigillum” e “infranctum”. Strane parole, soprattutto per un uomo di scienza come il Pasotti.
Le parole in latino, il libro di streghe, le visioni ricorrenti, credo proprio che la sanità mentale del povero latitante sia andata a farsi benedire. Non mi stupisce che si sia reso irrintracciabile. Non contento di tutto ciò mi son recato alla chiesa più vicina, sperando che il Pasotti, timorato di Dio, frequentasse la parrocchia e che il Padre della lettera fosse il suo confessore. Per mia fortuna il Padre in questione era quello da me preventivato, e anche se con un po' di reticenza, dovuta anco al segreto della santa confessione, mi ha fornito poche ma essenziali informazioni. Il Pasotti era effettivamente alterato negli ultimi periodi ed aveva manifestato al sacerdote l'intenzione di prendersi un periodo di pausa lontano da tutto e da tutti. Sull'esatta ubicazione dell'eremo in questione l'omertà del Padre è stata esemplare, limitandosi alla sola informazione che s'era ritirato nei luoghi dove soleva passar le estati con la moglie nei tempi andati.
Per nulla scoraggiato dalla scarsità di informazioni reperite, mi son prontamente recato per l'ennesima volta alla dimora del presunto eremita, mi son messo alla caccia di qualcosa che mi potesse esser d'aiuto. Ma poche foto e cartoline ornavano la casa e non ho trovato segno di villeggiature familiari trai ricordi di famiglia, praticamente assenti anche lettere e corrispondenze epistolari, sembra che l'uomo fosse molto solitario e riservato.
Ho trovato un unica flebile traccia in una lettera ricevuta da una zia per padre del fuggitivo, l'indirizzo del mittente era via dei Fossi 37. La lettera era decisamente datata e la speranza che la signora non avesse cambiato residenza, e il timore che data la presumibile età avanzata fosse venuta a mancare, non mi facevan sperar in nulla di buono. Il fato ha voluto accompagnarmi anche stavolta, infatti, nei pressi della dimora della zia del Pasotti, ho incontrato il Sandro. Anche lui tramite i suoi metodi si era impossessato dell'indirizzo tramite l'ufficio anagrafico e questo lasciava supporre che la signora fosse ancora in vita. Tralascio l'incontro con la signora, non vorrei esser irriguardoso nei confronti di una signora della sua età, mi basta ricordar che la gentile vecchietta è comunque riuscita in qualche modo ad indicarci che suo nipote aveva una propietà in una non meglio precisata località “su'monti”, con cui soleva passar le estati con la sua signora.
A questo punto il gioco era fatto, ci siam recati lestamente presso gli uffici comunali, dove, nonostante l'orario di non apertura al pubblico, grazie alle conoscenze del Sandro, abbiam avuto accesso all'estratto delle proprietà del Ingegnere. Barga, era li che dovevamo recarci, li il Pasotti possiede una piccola proprietà immersa nel verde. La sera, dopo aver ragguagliato i nostri compagni di ventura, ci siam accordati sul viaggio in quel di Barga da compiere l'indomani mattina. Il Lorenzetti ha insistito per far visita al Parroco del Pasotti, crede che la sua reticenza copra qualche importante informazione sul caso, non invidio nulla l'uomo di Dio, il Lorenzetti sembra un ragazzo determinato e dai modi schietti, oltre che con uno spiccato sentimento di anticlericalismo avanguardista, spero che non maltratti troppo il Prete per raggiunger i suoi scopi.

Diario personale di Martinelli

Dopo quanto visto questa notte non so se c'è la faro a continuare!
vedere quel corpo ridotto in quel modo mi a sconvolto, non pensavo che fare l'investigatore ti portasse a tanto ,pensavo fosse facile come come quando andai a roma che aiutai quell'investigatore , tale Franco Lomonaco , a pedinare e interrogare persone.
Spero domattina di alzarmi e scoprire che era solo un sogno (anche se so che non sara cosi) di trovare il disegnatore e ll'ingegnere e tornare a lucca all mia normale vita da direttore di bordello.

Il foglietto

Al posto del cuore all'interno del torace c'era un foglietto con parole latine e disegnato lo strano simbolo che, in principio parve al Conte disegnato solo in parte, ma sucessivamente era disegnato nella sua integrità... sicuramente ciò era dovuto allo stato di tensione a cui il conte si trovava...

Di incubi e di realtà

Sarà sicuramente capitato anche a voi, carissimi lettori, di fare sogni così terrorizzanti e realistici da confondersi dalla realtà e che, una volta svegli, facciate fatica a distinguere bene i due mondi. Questo è quello che debbono aver provato i nostri eroi quel mercoledì 24 agosto... ma proseguiamo con ordine: come da accordi si trovarono in piazza grande all’alba per prendere la corriera, in viaggio Pericle ebbe modo di aggiornare i suoi compari delle scoperte fatte durante la conversazione col prete. Arrivarono in piazza su a Barga verso le nove, l’aria li era più fresca e, dopo una sosta per mangiare un po’ di lamponi presi ad una bancarella, i quattro seppero farsi indirizzare per la strada che portava a casa del Pasotti. Incamminandosi, scesero prima la strada principale, allontanandosi dal centro, poi svoltarono per una piccola stradina costeggiando l’immensa tenuta Ghilardi, poi camminarono per un altro buon quarto d’ora sorpassando campi e boschetti finché, in mezzo ai castagni, videro una quella piccola casa in pietra piuttosto malandata, era la casa che, fino alla morte della moglie avvenuta diversi anni fa, aveva vissuto periodi felici. Ma torniamo ad i nostri intrepidi investigatori … Le finestre erano tutte sprangate e i quattro entrarono trovando la porta socchiusa. L’interno era arredato con vecchi mobili e i quattro guardandosi in giro, una volta fatta luce, a parte una spilletta incastrata tra due assi nel pavimento non trovarono nulla di interessante, e del Pasotti neanche l’ombra! I quattro poi si concentrarono sulla vecchia e marcia porta che portava allo scantinato che era stata chiusa a chiave: non fu difficile per il forte Pericle sfondarla con qualche spallata ben assestata. L’aria fu subito pervasa da un odore penetrante dolciastro e nauseabondo… Pericle si fece forza e scese le fragili scale in legno, preparato al peggio, nel buio affievolito dalla luce dei fiammiferi fino a che arrivo a spalancare una delle finestrelle chiuse dello scantinato. Ed è qui che l’incubo si mescolo alla realtà: su di un tavolaccio nel mezzo alla sala stava il corpo nudo di un giovane ragazzo dai capelli rossi, il volto era immobile nel gesto di un urlo disumano come la fine che gli era capitava. La cassa toracica era stata aperta e il cuore era mancante. Il Martinelli non sopportò tale visione tanto immonda e fuggi per le scale pervaso da un crescente senso di claustrofobia e andò fuori trattenendo conati di vomito. Il pavimento di terra era pieno di impronte, chiaro indizio della presenza di molte persone, oltre al cadavere del malcapitato giovine vera un tavolo coperto da un telo nero e sopra di esso, sopra di esso due candele nere accese che emanavano una luce tanto fioca quanto spenta… ed in mezzo un vaso coperto in terracotta con inciso lo strano simbolo che il Pasotti avea disegnato, il tutto a formare uno strano ed osceno altare. Il Conte trovo la forza di volontà per scoperchiare il vaso rilevandone il contenuto: immerso in una brodaglia di sangue c’era il cuore del ragazzo. L’orrore della scena era forte ma i tre, prima di fuggire dalla scena tanto agghiacciante ebbero modo di vedere che, nella cassa toracica del cadavere, c’era un foglietto. Il Conte trovo la forza di allungare la mano e prenderlo: il foglietto conteneva parole in latino e lo strano simbolo, l’agitazione era forte e l’orrore così grande dentro i nostri poveri quattro amici che al Conte parve che il simbolo disegnato che in un primo momento sembrava in parte cancellato torno poco dopo ad essere completo. Le candele nere come l’oblio si spensero, sicuramente per una folata d’aria e i tre salirono le scale per fuggire a tale nefandezza e per sincerarsi dello stato del loro amico Teodoro. I quattro poi andarono con ancora incise le macabre immagini appena viste alla stazione dei carabinieri e, dopo aver compilato i verbali di rito, furono riaccompagnati in quel di Lucca…

L'altare

Nello scantinato della vecchia casa vera uno strano altare: appoggiate su un telo nero come l'oblio due candele anch'esse nere la cui luce debole sembrava mangiata dall''oscurità e al centro un contenitore in argilla con inciso lo strano simbolo...