Di incubi e di realtà

Sarà sicuramente capitato anche a voi, carissimi lettori, di fare sogni così terrorizzanti e realistici da confondersi dalla realtà e che, una volta svegli, facciate fatica a distinguere bene i due mondi. Questo è quello che debbono aver provato i nostri eroi quel mercoledì 24 agosto... ma proseguiamo con ordine: come da accordi si trovarono in piazza grande all’alba per prendere la corriera, in viaggio Pericle ebbe modo di aggiornare i suoi compari delle scoperte fatte durante la conversazione col prete. Arrivarono in piazza su a Barga verso le nove, l’aria li era più fresca e, dopo una sosta per mangiare un po’ di lamponi presi ad una bancarella, i quattro seppero farsi indirizzare per la strada che portava a casa del Pasotti. Incamminandosi, scesero prima la strada principale, allontanandosi dal centro, poi svoltarono per una piccola stradina costeggiando l’immensa tenuta Ghilardi, poi camminarono per un altro buon quarto d’ora sorpassando campi e boschetti finché, in mezzo ai castagni, videro una quella piccola casa in pietra piuttosto malandata, era la casa che, fino alla morte della moglie avvenuta diversi anni fa, aveva vissuto periodi felici. Ma torniamo ad i nostri intrepidi investigatori … Le finestre erano tutte sprangate e i quattro entrarono trovando la porta socchiusa. L’interno era arredato con vecchi mobili e i quattro guardandosi in giro, una volta fatta luce, a parte una spilletta incastrata tra due assi nel pavimento non trovarono nulla di interessante, e del Pasotti neanche l’ombra! I quattro poi si concentrarono sulla vecchia e marcia porta che portava allo scantinato che era stata chiusa a chiave: non fu difficile per il forte Pericle sfondarla con qualche spallata ben assestata. L’aria fu subito pervasa da un odore penetrante dolciastro e nauseabondo… Pericle si fece forza e scese le fragili scale in legno, preparato al peggio, nel buio affievolito dalla luce dei fiammiferi fino a che arrivo a spalancare una delle finestrelle chiuse dello scantinato. Ed è qui che l’incubo si mescolo alla realtà: su di un tavolaccio nel mezzo alla sala stava il corpo nudo di un giovane ragazzo dai capelli rossi, il volto era immobile nel gesto di un urlo disumano come la fine che gli era capitava. La cassa toracica era stata aperta e il cuore era mancante. Il Martinelli non sopportò tale visione tanto immonda e fuggi per le scale pervaso da un crescente senso di claustrofobia e andò fuori trattenendo conati di vomito. Il pavimento di terra era pieno di impronte, chiaro indizio della presenza di molte persone, oltre al cadavere del malcapitato giovine vera un tavolo coperto da un telo nero e sopra di esso, sopra di esso due candele nere accese che emanavano una luce tanto fioca quanto spenta… ed in mezzo un vaso coperto in terracotta con inciso lo strano simbolo che il Pasotti avea disegnato, il tutto a formare uno strano ed osceno altare. Il Conte trovo la forza di volontà per scoperchiare il vaso rilevandone il contenuto: immerso in una brodaglia di sangue c’era il cuore del ragazzo. L’orrore della scena era forte ma i tre, prima di fuggire dalla scena tanto agghiacciante ebbero modo di vedere che, nella cassa toracica del cadavere, c’era un foglietto. Il Conte trovo la forza di allungare la mano e prenderlo: il foglietto conteneva parole in latino e lo strano simbolo, l’agitazione era forte e l’orrore così grande dentro i nostri poveri quattro amici che al Conte parve che il simbolo disegnato che in un primo momento sembrava in parte cancellato torno poco dopo ad essere completo. Le candele nere come l’oblio si spensero, sicuramente per una folata d’aria e i tre salirono le scale per fuggire a tale nefandezza e per sincerarsi dello stato del loro amico Teodoro. I quattro poi andarono con ancora incise le macabre immagini appena viste alla stazione dei carabinieri e, dopo aver compilato i verbali di rito, furono riaccompagnati in quel di Lucca…

2 commenti:

  1. se nun ci fossi te che scrivi tutto prima che arrivi a scriver di quel giorno me lo sarei già scordato :) lode al master al master al master!!!

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  2. e poi la dicitura "le gesta" galvanizza il Conte

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