La Contessa Margherita Bulckaen
Dal diario personale di Alexander Chesterton
Di Sette ed ordini
Dal “diario personale del Conte Arduinio Di Martella Orsi
Stamattina, ancora scosso dalla macabra e truculenta giornata i quel di Barga, mi son recato come d'abitudine dal Martinelli. Volevo scambiar opinioni su gli eventi nefasti di cui eravamo stati testimoni, ed assicurarmi che il povero Teodoro si fosse ripreso dal trauma del giorno addietro. Direi che stamani l'umore non era dei migliori. Non eravamo propriamente l'allegra combriccola che siamo di solito. Abbiam comunque tacitamente concordato di continuar ad occuparci del caso, il morboso desiderio di scoprir la verità a questo punto non può esser represso.
Dovevo considerar varie eventualità. Il Pasotti è presumibilmente uscito di senno, mosso chi sa da quale sconcertante sentimento, è il candidato principale ad esser colui che ha inferto i fendenti mortali al povero ragazzo. Credo che i Carabinieri a quest'ora lo staranno già cercando con l'accusa d'omicidio. Credo che nello stato confusionale, in si trova una persona che ha compiuto un simil gesto, non sarà difficile per le autorità rintracciarlo. Resta però il fatto che, fin al momento della sua cattura, il Pasotti potrebbe esser ovunque.
Un ipotesi, che a mente fredda mi è sovvenuta, è che il Pasotti non abbia agito in solitaria. Le impronte fuori dalla casa ed anche al suo interno non erano decifrabili, però è indubbio che fossero più persone. Non mi è ancora dato saper se fossero soli, vittima e carnefice, o se vi fossero anche altri complici. L'omicidio compiuto, di per se potrebbe esser stato compiuto anche dal solo Ingegnere, bastava farsi accompagnar con una qualche scusa dal fido aiutante fino alla dimora e una volta drogato infierir su di lui in quell'atroce modo. É un ipotesi possibile, ma poco probabile, il corpo del giovane giaceva completamente steso e a braccia spalancate, ma sul suo corpo, o almeno per il mio occhio certo non competente per far queste considerazioni, non ho riscontrato segni di corde o quant'altro che che lo potesse immobilizzare. A questo punto mi par quasi ovvio che almeno altre tre o quattro persone fossero presenti, il che è oltremodo spaventoso. Ma la presenza di altre persone, per quanto inquietante, porterebbe un po' di chiarezza sull'altro punto che non mi è mai stato chiaro. Può una persona, per di più dotata di una mente razionale e pragmatica, compier una deriva improvvisa e si repentina verso l'occulto. Dove scaturisce questa passione per l'esoterismo, chiave di lettura da me sottovalutata in principio, che sta diventando sempre più centrale nello sviluppo di questa triste storia? Chi ha iniziato il Pasotti a queste credenze? Di sicuro è stata per la povera anima dannata una scelta sofferta, testimonianza di ciò le epistole con il Padre confessore. Tutto questo fa presagire, che la presenza ipotizzata di altri individui nella casa degli orrori, sia sempre più probabile.
Detto ciò è bene che riprenda il filo del proseguo della giornata. Dato che avevamo avuto conferma della presenza del Pasotti nella Regia Biblioteca Pubblica, nei giorni subito precedenti alla sua sparizione, vi ci siam recati nuovamente, per cercar maggiori informazioni a riguardo. Dopo una cortese conversazione con quell'usuraio del direttore, ricattati dalla promessa di una lauta donazione, siam venuti a conoscenza che il Pasotti era interessato ad acceder nella nella riservatissima sala “Corrado Orrico”. L'Ingegnere però era mal disposto nel dover aspettar i tempi canonici con cui la richiesta viene ottemperata, per di più non riusci a menzionar nessun titolo che intendeva visionare, inizio addirittura a imprecare ed inveire contro il personale. Ovviamente era in uno stato confusionale e il direttore lo fece allontanare dallo stabile. Accordato il salatissimo versamento volontario per la causa della Regia Biblioteca, ci è stato gentilmente concesso di visionare la sala Orrico senza dover perdere ulteriore prezioso tempo. Ci siamo divisi i compiti, ma poco sapevamo su quello che stavamo cercando, ed il lume di speranza che ci mandava avanti era molto flebile. Le ricerche si son protratte per l'intera mattina, e allo scadere del tempo concessoci da quella sottospecie di sanguisuga del Direttore, le nostre ricerche eran state più infruttuose del previsto. Effettivamente vi son tanti titoli riguardanti sacrifici, streghe, leggende e quant'altro possa esser in qualche modo legato al disgustoso abominio di cui eravamo testimoni, ma la nostra poca competenza nel ramo delle speculazioni di fantasia ci portavano a non saper quale direzione scegliere. Studiando approfonditamente il registro della sala di lettura, ho avuto modo di notar come la Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare, nobildonna che ho avuto spesso l'onore di incontrare in biblioteca, in quanto come me frequentatrice assidua, sia particolarmente legata a questo genere di letture. Abbiamo deciso di interpellarla sperando ci potesse esser d'aiuto.
Data la cortesia e la smisurata cultura di cui è risaputo aver dono la Contessa, nel primo pomeriggio ci siam presentati alla sua dimora. Dopo aver presentato i miei compagni alla Signora, che cortesemente ci ha invitati a sorseggiar qualcosa con lei sulla terrazza di casa, ci siam inoltrati in un interessantissima conversazione. É così venuto fuori che la Contessa è una grande appassionata di miti e di esoterismo, passione tramandatale da suo marito, che quand'era in vita solea dilettarsi in ricerche archeologiche e storiche delle epoche più disparate, ma con una particolare propensione per i miti e le leggente dell'immaginario. Mai avrei detto che l'esoterismo fosse argomento tanto comune al giorno d'oggi. Abbiam mostrato una foto della cantina e il foglietto trovato all'interno del corpo del giovane ragazzo alla Contessa, ci ha spiegato che aveva l'aria di esser un sacrificio e che il simbolo era una specie di runa, un carattere antico e maligno. Non ne sapeva l'esatto significato, ma interessatasi al caso ha dato la sua disponibilità a poter consultare sotto la sua guida i testi del defunto marito, nella speranza di trovar qualche indizio che possa sbrogliar i nostri dubbi.Fortuna ha voluto che Sandro, la cui arguzia mi stupisce sempre più, si sia ricordato della spilla trovata nella casa, una volta mostrata alla Signora abbiamo saputo che si tratta di un simbolo di una specie di setta , la confraternita stellare. É stata tanto cortese da informarci delle conoscente in suo possesso. Questa confraternita, già presente in altra città, è presente a Lucca da pochissimo tempo, ha sede nella piccola chiesa sconsacrata di via del Crocifisso, proprio a pochi passi dal paradiso di Boboli. Questa setta, secondo la Contessa è una specie di loggia, di cui però non conosce il fine. Sembra che, a differenza dei Fratelli del Grand'Oriente, essi siano si un associazione privata ma non segreta, pare che abbiano fatto aperto proselitismo da quando si son insediati nella nostra città. Risulta fondamentale a questo punto assicurarsi se il Pasotti faccia parte di questa congrega, o se fosse frequentasse alcuni di loro. Non meno importante è scoprir lo scopo di codesto gruppo di persone, che da quanto ci ha riferito la signora Contessa è composto da personaggi influenti della cerchia muraria. Saper se queste frequentazioni possano aver in qualche modo influenzato le nefaste azioni dell'Ingegnere.
Ormai era guasi giunta l'ora di cena e ci siam congedati dalla Signora. Tornando dalla sua dimora abbiamo organizzato la serata. Io e il fido Martinelli ci saremo recati nei pressi della loggia delle stelle o quel che è, per cercar informazioni in merito. Il giovine Lorenzetti invece, con la scusa di non fidarsi della nobil Donna che è la Contessa, ha deciso di presentarsi nuovamente alla sua dimora, fingendo interesse per la graziosa cameriera di casa, in modo da coglier informazioni personali sulla padrona di casa ed assicurarsi che anch'Ella non faccia parte della congrega che tanto bene conosce. Il Sandro invece s'è accomiatato per una inderogabile cena già precedentemente organizzata. Appena avrò finito di cenare, son rimasto d'accordo con Teodoro che lo passerò a prender con il calessino per far i nostri giri.
Dal “diario personale del Conte Arduinio Di Martella Orsi
Drammatica e raccapricciante svolta del caso Pasotti.
Tralascio in questi appunti i dettagli marginali della giornata, son stanco e sconvolto. Alla mia età certe visioni e situazioni non son facili da comprendere. La grande guerra e i miei lutti intimi mi han preparato al dolore, ma quello che mi son trovato difronte oggi va oltre ogni mia comprensione.
Abbiamo rintracciato con facilità la dimora vacanziera del Pasotti, una piccola casetta sperduta in un vecchio bosco di castagni poco fuori le porte della cittadina di Barga. Scorta la porta aperta, e gli evidenti segni di calpestio fuori l'uscio di casa, ci siam rincuorati credendo d'esser arrivati al capolinea del “caso Pasotti”, sarebbe bastato riportar alla ragione lo sconvolto ingegnere e riaccompagnarlo a Lucca e ai suoi lavori.
Una volta entrati il piccolo alloggio esso si rivelò deserto, o meglio così ci apparve in un primo momento.
É qui che inizia la parte sconvolgente della giornata e dell'intera vicenda. La piega presa da questo caso mi coglie impreparato. Mai avrei pensato che in vita mia mi sarei trovato testimone oculare di una simile scena. Anche il Lorenzetti, che data la sua giovine età è stato uomo di trincea durante la guerra, si è trovato sconvolto e disorientato difronte alla visione che ci s'è parata davanti agli occhi una volta perquisita la cantina del piccolo stabile.
La buon anima del Martinelli non ha retto alla vista di quello scempio disumano ed efferato, è scappato spaventato come un cane bastonato su per le scale bianco in viso e con la morte stampata negli occhi. La morte, si la morte, quella del povero Merciai. Il corpo del giovane giaceva brutalmente deturpato su di un tavolo in legno al centro dell'umida cantina. Il corpo nudo e pallido sdraiato con la faccia rivolta al soffitto, gli occhi sgranati e spaventati e una disumana smorfia di dolore. L'espressione terrorizzata del giovane ragazzo dai capelli rossi era la conferma lampante che le barbarie inferte sul suo corpo inerme fossero state compiute con una violenza inaudita prima ancora che egli fosse spirato. La minuta cassa toracica del ragazzo era sventrata dai colpi imprecisi di una lama non affilata, una profonda apertura ne mostrava l'interno. Il cuore era stato strappato dalla sua sede, al suo posto, un foglio scritto a mano, strane parole in latino e il disegno di quel simbolo. Sempre lo stesso, quello del bigliettino a casa del Pasotti, quello sul libro di Firenze. Il simbolo era ripetuto anche su un altro oggetto, un vaso, infatti lungo un lato della stanza vi era un rudimentale altare con nere candele ancora accese, segno inconfuabile che qualcuno fosse presente poco prima del nostro arrivo, che facevano da cornice a questo vaso. Vi era contenuta la reliquia mancante del Merciai, immersa nel suo stesso sangue. La visione, se è possibile, è stata ancora più nefasta di quella del corpo martoriato. Chi può compiere una azione simile, per quale motivo? Pazzia? Credo che non vi sia altra spiegazione possibile.
Abbiamo deciso d'abbandonar la stanza degli orrori e, dopo aver cercato di riportar alla ragione il Teodoro, ci siamo prontamente recati dai Carabinieri. Accompagnatoli sul luogo dell'omicidio abbiamo dato loro tutte le informazioni in nostro possesso per agevolar loro le indagini. Sul pavimento della casa avevo anche trovato una piccola spilla d'argento, ma nella concitazione del momento m'è rimasta in tasca e non l'ho mostrata alle guardie. Una volta sbrigate le interminabili pratiche burocratiche di rito son stati tanto gentili da riaccompagnarci a Lucca per l'ora di cena. Spero che il Pasotti venga trovato al più presto. Ho paura che possa ripeter le proprie azioni, Dio vegli su di lui e che la ragione torni a rimpossessarsi della sua mente.
Dal “diario personale del Conte Arduinio Di Martella Orsi
Aggiornamenti inaspettati sul caso Pasotti.
Giornata alquanto strana quella odierna.
Tornati a Lucca nel primo meriggio, e dato che il caso è purtroppo nuovamente non concluso, mi son deciso a tornar a casa dello scomparso, ero sicuro che con un po' di calma e senza gli altri intorno sarei riuscito a trovar qualche indizio che mi era sfuggito prima.Naturalmente grazie al mio fiuto da segugio son riuscito a scoprir qualcosa, se pur poco. Prima di tutto i vicini non aveva avuto sentori di colluttazioni, quindi si avvalora la tesi di una sortita volontaria. Sortita si volontaria ma non premeditata ed organizzata, in quanto analizzando con maggior cura la casa ho notato che ben pochi indumenti erin stati portati via alquanto frettolosamente. Ringraziando il fato e il fiuto, il tampone di carta assorbente dello scrittoio dello studio era stato sostituito di recente,ho avuto così il modo di scorger, seppur frammentate e poco chiare, alcune delle ultime parole scritte dal' Ingegnere. Le uniche, con una qualche rilevanza per il proseguo son state “caro Padre”. Per ultimo mi son concentrato su un elemento, che già alla prima ispezione, aveva destato la mia attenzione. Quale motivo ha un ingegnere di tener un dizionario di Latino sulla comodina? Sfogliandolo accuratamente mi son imbattuto in qualche parola cerchiata con la matita “sigillum” e “infranctum”. Strane parole, soprattutto per un uomo di scienza come il Pasotti.
Per nulla scoraggiato dalla scarsità di informazioni reperite, mi son prontamente recato per l'ennesima volta alla dimora del presunto eremita, mi son messo alla caccia di qualcosa che mi potesse esser d'aiuto. Ma poche foto e cartoline ornavano la casa e non ho trovato segno di villeggiature familiari trai ricordi di famiglia, praticamente assenti anche lettere e corrispondenze epistolari, sembra che l'uomo fosse molto solitario e riservato.
Diario personale di Martinelli
Il foglietto
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Di incubi e di realtà
L'altare
La spilla
Dal diario personale di Alexander Chesterton
Non riesco a togliermi dalla testa il pensiero di quel ragazzo morto. Rivedo nella mia testa continuamente la fotografia della stanza: il tavolaccio insanguinato, il ragazzo sventrato, il vaso, e il suo terribile contenuto, posato su un telo con i ceri accesi a fianco. Poi il biglietto ritrovato all'interno della cassa toracica del povero ragazzo e il simbolo sul vaso. Non può esser casuale tutto ciò: non può che esser un sacrificio. Un sacrificio umano. Ma i sacrifici si fanno verso qualcosa, in genere una divinità. Mi dovrò documentare. Dovrò cercare anche notizie sul tassello triangolare trovato dal Conte al primo piano della casa del Pasotti: un oggetto del tutto sconosciuto. Tutta questa vicenda mi pare molto strana, assolutamente fuori dalla logica razionale, difficile comprendere questi strani avvenimenti avvenuti in una così rapida successione. Di una cosa sono sicuro: non sono coincidenze.
Il Pasotti invece non si trova e l'omicidio avvenuto nella sua abitazione di montagna non ne migliora la posizione. E se fosse impazzato? Oppure posseduto da qualche diavolo? Magari potrebbe esser lui l'omicida del ragazzo. Forse il libro che ha letto, quello sulle streghe dell'est Europa l'ha deviato, è divenuto un mostro, un pazzo. Oppure anche lui è in qualche posto mutilato orribilmente.
Sto cominciando a pensare che forse 200£ non sono sufficienti per ripagare le mie notti insonni. Dovrò fare un salto in comune.
Del continuare nelle investigazioni
Di come tutto ebbe inizio
Chesterton in biblioteca
La leggenda di Lucida Mansi
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Estratto da “Monarchia Oggi”
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Il simbolo
Dal "diario personale del Conte Arduinio Di Martella Orsi"
Rettifiche sul caso Pasotti, svolta interessante e definitiva delle indagini.
Disdetta dell'Ing.Pasotti
Dal "diario personale del Conte Arduinio Di Martella Orsi"
Dal "diario personale del Conte Arduinio Di Martella Orsi"
Oggi è stato veramente un giorno sprecato ed oltremodo afoso.
Con l'allegra combriccola come da accordi ci siam recati sul cantiere abbandonato dal Pasotti.
Ho dovuto corromper, con i miei modi cortesi e un fiasco del mio vino migliore, la guardia del cantiere, dopo aver rischiato di esser malmenati dal custode del cantiere, un villico indigeno dei luoghi, causa una burla innocente del Martinelli.
Sul posto c'è stato da veder poco o nulla, perché tale era da vedere, abbiam' osservato il luogo dov'è deceduto il, pace all'anima sua, Donati, preso atto dello stato attuale dei lavori, e visionato i progetti dell'intervento in questione. Unica notizia sopra le righe c'è stato comunicato che il vecchio capo mastro, tal' Ernesto Dionisio, s'è dimesso alla riapertura del cantiere ed è stato sostituito da tal Gabriele Ciappei.
Il Lorenzetti a codesta notizia ha reagito come un indemoniato borbottando che sicuramente il lavorator Dionisio era stato soggiogato dal Padrone. Proprio simpatico il Lorenzetti quando si inalbera per i suoi presunti ideali, è un giovine gli è concesso.
Nelle prime ore del meriggio abbiam fatto visita al Dionisio, che dopo molte insistenze sul motivo delle sue dimissioni, ha visto bene di farci perder altro inutile tempo e si è congedato da noi asserendo che non si presenterà più in cantiere perchè dei sassi gli han sanguinato tra le mani, elfi e draghi e fate devon popolar i suoi sogni. Tant'è speriamo che smetta di bere e che torni in se.
Ma il massimo dell'inutilità l'ha raggiunto la visita dall'impresario, signor Paolini, ha confermato la natura accidentale del Donati, dovuta al distacco di una pietra dalla parte superiore del ponte e l'abbandono per futili cause del Dionisio. L'unica nota positiva dell'incontro l'ottimo pane e salame offertoci, anche se il vino non era certo dei migliori, e la notizia che il Pasotti aveva un collaboratore, Stefano Merciai.
Dal diario di Alexander Chesterton
Le Streghe nell'Europa Occidentale
Appunti del Pasotti
Teodoro Martinelli
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Dal diario di Alexander Chesterton
Oggi ho avuto a che fare con un caso molto interessante. Un tipo di cui da qualche parte devo aver annotato il nome, mi dà £ 100 solo per iniziare il lavoro. Mi ha parlato di un ingegnere scomparso, Pasotti credo, o Panzotti, forse, da qualche parte ho annotato il nome, comunque. Il tipo in questione dice che lo devo ritrovare e che è meglio non avvertire le guardie. Strano però come inizio: perché mai non rimpiazzare il nostro ingegnere con un altro? E perché non rivolgersi ai Carabinieri? Forse perché quelle 100 Lire dovevano esser destinate a me. Comunque mi sono subito messo sotto col lavoro. Ho controllato che non fosse nel suo ufficio e ho controllato che non si trovasse nei paraggi del medesimo. Allora l’indomani ho deciso che sarebbe stato il caso di andare a fare un sopralluogo dove il Panzotti lavorava. Egli era l’ingegnere capo dei lavori della ferrovia che da Borgo a Mozzano sarebbe dovuta arrivare fino a Castelnuovo di Garfagnana.
Il gentilissimo Conte Orsi ha deciso di accompagnarmi con il calesse. Addirittura anche il Lorenzetti e il Martinelli si sono aggregati alla perigliosa missione. Il Lorenzetti è un bravo ragazzo ma non è sopportabile il suo uso di non frequentare la funzione di domenica. Il Martinelli è tirchio come un rabbino, invece, sempre a parlar di denaro e a contrattare con i clienti. Ho il terrore che se dovesse morire una delle sue donnacce, continuerebbe comunque a farla lavorare. Il conte invece è un signore. Non c’ha una lira, si vede, ma quando uno nasce signore, muore signore, non c’è niente da fare.
Giunti al cantiere abbiamo parlato con un tipo scortese che ci ha detto di parlare con il capo cantiere, un tale che dovrebbe abitare nel vicino paese di Borgo a Mozzano.
Riguardo al morto, un pezzo di pietra s’è accidentalmente staccata dal monte ed è finita in testa al povero ragazzo. Non capisco ancora cosa abbiano da urlare tanto i sindacalisti. Lo chiederò al Lorenzetti che ne parla con tanto ardore. O forse potrei anche non farlo per non farmi deviare dalle mie indagini.
Le mie prime supposizioni? Il morto è morto e il Panzerotti è scappato. Se riuscirò a capire dove è scappato altre 200 £. Così potrò finalmente fare quell’apertura nel muro. Non sta bene far entrare i clienti dalla porta del bordello.
Alexander Chesterton II
[seconda parte]
Sulla carrozza che portava il nostro eroe nel borgo italiano c’era anche una certa somma di denaro. In certi ambienti due cose non mancano mai: la faccia tosta e il denaro. Non mi è dato rivelare a quanto ammontasse la dote che il giovane Alexander si portava dall’Inghilterra ma, vi assicuro, che c’erano molti soldi. Per la faccia tosta invece non credo di dover insistere più di tanto.
Mary Ann si vide così recapitare una lettera, un sacco di soldi e un bambino. Vista la sua età e che era vedova già da un pezzo, sarebbe stato molto difficile spiegare quella nascita. Sarebbe stato difficile se non fosse stata scaltra e astuta, la vecchia zia. Decise che avrebbe aiutato quel povero figliuolo. Portò la sfortunata creatura, nascosta in una borsa, nel convento delle Figlie di nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù. Attraversò il paese quando ancora il giorno era dietro le montagne e s’arrampicò lungo le strette strade che portavano al convento. Non sapeva ancora cosa dire e se potesse evitare lo scandalo.
La madre superiora non volle sentire ragioni visto che il bambino era maschio. La povera donna insisté inutilmente sul fatto che dire che era maschio non era del tutto esatto visto che era solo un lattante e che prima che fosse diventato uomo sarebbe trascorso ancora molto tempo. Ma la madre superiore si dimostrò molto ferma. Almeno finché non saltarono fuori qualche centinaio di lire. Ecco allora la madre decise che forse un maschio poteva anche stare, in fondo era un maschio in potenza.
L’accordo fu preso e Mary Ann poté tornare col cuore pieno di soddisfazione. Alexander sarebbe stato accudito dalle suore per un anno, dopo di che sarebbe stato trasferito all’Eremo dei Calomini, in Garfagnana. Raggiunti i ventuno anni sarebbe stato libero di scegliere se continuare la vita consacrata, o andarsene per la propria strada. Mary Ann lasciò una lettera alla Madre in cui si indicava come unico parente un certo Ugo Togneri. Mary Ann infatti decise che avrebbe lasciato i soldi rimasti al proprio figlio che avrebbe preso l’impegno di restituirli al legittimo proprietario se questi fosse tornato per conoscerlo. Alexander infatti non sapeva nulla della somma e la lettera era l’unico indizio che l’avrebbe condotto dai soldi.
Non accennerò in questa sede al modo in cui fu registrato all’anagrafe, alle storie che si raccontavano in paese e della vita monastica. Alexander, ribattezzato da tutti Sandro, scappò dall’eremo sei anni prima e là nessuno lo vide mai più. Tornò sui suoi passi e, non conoscendo nessun altro posto, trovò Ugo Togneri che, provò a spiegargli la sua storia. Purtroppo nemmeno lui la sapeva fino in fondo. Il nostro Ugo dopo quindici anni si era affezionato a quel denaro e gli costò non poca fatica dover consegnare i soldi al ragazzo visto che la madre era morta e nessuno sapeva dell’esistenza di quei soldi. Penso che avrebbe trattenuto una parte dei soldi del ragazzo, perché in fondo, a lui non servivano tutti.
Il ragazzo prese i soldi e, su consiglio dello zio Ugo, si trasferì a Lucca dove prese a lavorare come apprendista in una bottega di calzolai. Il lavoro non gli piaceva però e poco dopo si allontanò per cercar fortuna altrove. Le peripezie (è il caso di usare questa parola, certo) portarono il giovane a zonzo per la Toscana a provar la vita, a girar le strade e a imparar mestieri. Nessun mestiere era però adatto alle mani sottili del giovane, nessuna fatica era adatta alle tasche sempre piene del giovanotto. Quando però s’accorse che in fondo il denaro era diventato poco, tornò a casa, nell’unico posto in cui aveva, secondo lui, una parentela: Bagni di Lucca.
Qui mise su famiglia, sposò una donna più vecchia, ma anche più ricca, una tale Priscilla Rondina. Non ebbe mai figli. Ereditò la piccola casa di Mary Ann Chesterton e, un posto al cimitero, già pronto, sotto la sua povera moglie.
Poi l’idea di un lavoro di investigatore. A Firenze e a Roma c’erano molti uffici di detective privati. Magari l’idea di aprire uno studio a Lucca, nel centro storico, non era male.