Furio Pericle Lorenzetti



Classe 1896. Nasce a Lucca terzogenito (e primo figlio maschio) di un maestro e di una sarta, piuttosto ancorati a un modello di vita tradizionale. In gioventù é preso appieno dalle passioni e dall'entusiasmo dati dall'avvento del nuovo secolo, il secolo delle macchine e della tecnica. In aperto contrasto con il conformista ambiente familiare, frequenta circoli in cui si riuniscono aderenti all’avanguardia, introdotto dallo zio Armando, fratello del padre dirigente delle ferrovie e intellettuale. Il contatto con la cultura d’avanguardia forma in lui un pensiero che aderisce alla corrente futurista, in cui si immedesima trovandosi molto a suo agio con le nuove modalità di espressione: parole in libertà, sberleffo, fotografia sperimentale. La sua gioventù, fino al ginnasio, si svolge a stretto contatto con gli ambienti marinettiani, immersa nel ribollire della cultura anarco-futurista.

Lo scoppio della Grande Guerra lo vede su posizioni decisamente interventiste: si arruola volontario e presta servizio sul Carso come ufficiale di complemento del Regio Esercito. Gli anni della Grande Guerra lo temprano dal punto di vista fisico come da quello psicologico, e fanno vacillare in lui le idealistiche certezze avute fino al 1915. Rapidamente, il suo entusiasmo bellico crolla man mano che avanza l’esperienza umana del conflitto, segnandolo al punto da rimettere in discussione le precedenti convinzioni. Ciononostante serve con dedizione, guadagnandosi ben due croci al merito di guerra. Con la fine delle ostilità pianifica di rimanere sotto le armi, ma nel giro di pochi mesi viene rapidamente travolto dal vortice passionale dell’impresa di Fiume: segue dunque d’Annunzio nella “diserzione in avanti”, in coerenza con l’avanguardia in cui ancora intellettualmente si colloca. E’ durante la sua permanenza a Fiume che entra in contatto con l’esoterismo, frequentando attivamente la cerchia di Guido Keller affascinato, sia pure “scientificamente”, dal mondo del paranormale a cui si richiama.

Con gli eventi del natale di sangue lascia Fiume e ritorna, dopo diversi anni, a Lucca.

Con l’inizio del biennio rosso, è definitiva la sua scelta di campo per l’ala socialista dell’avanguardia. I dilaganti fasci di combattimento lo preoccupano non poco, più per l’influenza delle classi dirigenti del nord che non per i discorsi dell’ex socialista Mussolini. Di lì all’iscriversi nel PSI, il passo è breve. Nel partito, mette subito a frutto le sue conoscenze ed abilità, diventando in breve tempo uno dei più attivi fotografi nel campo della documentazione di occupazioni, proteste operaie e lotta tra rossi e neri. Si rivela inoltre maestro per la creazione di volantini propagandistici ad effetto, utilizzando tecniche futuriste di scrittura dinamica. La sua attività nelle schiere dei “rossi” non rallenta però la sua vena artistica, che trova impiego nella frequentazione degli intellettuali rossi locali, in cui è forte ancora l’impronta culturale dell’avanguardia.

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